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Politica
Beppe Grillo: c'è sempre un grillino più grillino di te che ti grilla


Il populismo è una brutta bestia del resto già individuata e catalogata dagli antichi nella forma un po' aulica della demagogia; basta leggere cosa scrive Tucidide, lo storico greco, per descrivere quello che successe ad Atene dopo la scomparsa di Pericle nel V secolo a. C.
Successivamente Platone nelle "Leggi" inquadrò il fenomeno in uno dei possibili esiti della degenerazione della democrazia in cui un, appunto, demagogo ("colui che guida il popolo") utilizza il malcontento sociale contro gli avversari politici per fini puramente strumentali.
Dal tempo degli antichi greci la Storia ha mostrato decine e decine di casi di demagoghi, come Cola di Rienzo o Masaniello, quasi tutti finiti male.
Del resto una delle opere preferite da Hitler era il  "Rienzi , der Letzte der Tribunen" di Richard Wagner, che è la trasposizione operistica della storia del notaio  Cola di Rienzo che cercò di restaurare la Repubblica dell'antica Roma nel Trecento.
Dunque il populismo è un fenomeno politico ben noto che di ripresenta periodicamente nei cicli politici e direi, anche nei condomini.
Quando le cose vanno male "arriva il matto" che urlando e sbraitando, con una tipica mimica facciale e un profluvio di saliva, "indica la via"; in genere queste esperienze, dopo la fatidica"conquista del potere" di esauriscono in una fine cruenta del leader stesso e del movimento (ma non sempre, basti guardare l'eccezione, rilevante, del  "Fronte dell'Uomo Qualunque" di Guglielmo  Giannini).
Grillo non è un fenomeno solo italiano ma ha precedenti in tutto il mondo; tuttavia, per la natura bizantina del nostro Paese qui ha attecchito particolarmente; Grillo non è mai stato un comico ma bensì un "politico (populista) travestito da comico" fin da quando spaccava i computer sul palco in un crescendo, appunto wagneriano, di insulti e sputi, tra un pubblico (poi futuri elettori) osannanti.
Il maestro naturale di Beppe Grillo è stato Antonio Di Pietro; di entrambi i giacobini rivoluzionari francesi ed in particolare Maximilien de Roberspierre, anche lui finito male.
Per anni Di Pietro ha cercato il potere ma il suo partito, Italia dei Valori, fu distrutto progressivamente dalle infiltrazioni di avventurieri di ogni risma se non di veri "mariuoli" che alla fine fecero implodere drammaticamente tutta la struttura nata dopo il periodo "eroico" di Mani Pulite.
Dunque Grillo rischia molto ed infatti i primi segni del fenomeno che a suo tempo distrusse IdV ci sono tutti: gli eletti nei comuni, i sindaci, cominciano ad essere inquisiti mentre il "non partito" regolato da un "non statuto" comincia a sperimentare pericolose forze centrifughe che portano a polemiche velenose tra gli iscritti ed i capobastone locali.
Su tutti il recente caso di odio viscerale della pasionaria romana dei Cinque Stelle, Roberta Lombardi verso la candidata Virginia Raggi.Da quando l'avvocatessa "previtiana" (nel senso che lavorò per il noto studio legale) è stata designata come candidata la Lombardi non l'ha praticamente mai citata sulla sua pagina di Facebook mentre i veleni sotterranei scorrono nei meandri della Rete e della vita reale.
Ma dunque il populismo grillino è tutto negativo?
Non lo è del tutto.Infatti, come spesso avviene in questi movimenti, l'ira iconoclasta e anarchica contro tutto e tutti porta anche qualche risultato: sono state fatte denunce di cose che gli altri partiti fanno finta di non vedere per quieto vivere ed opportunità politica.
Ad esempio, il M5S, tramite Federica Daga, Deputata in Commissione Ambiente ha fatto diverse interrogazioni parlamentari sull' insabbiamento della Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) da parte del Ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti, (la Commissione è scaduta da due anni ed è piena di persone con conflitti di interesse di cui 2 arrestati).
Questi segni di vitalismo populista sono positivi per l'igiene della società nel suo complesso ma devono venire inquadrati in una trasformazione strutturale del M5S che lo porti dalla "protesta alla proposta", come si suole dire, senza finire come l' IdV travolta dagli scandali e dilaniata da lotte interne senza quartiere.
Una missione difficile per Grillo che però, se non vorrà fare la fine del "Rienzi", dovrà portare rapidamente a compimento.

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beppe grillo m5s





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