Politica
Berlusconi e Salvini ai ferri corti. Centrodestra diviso su tutto. Inside
Il retroscena di Affaritaliani.it
La politica, spesso, va letta in controluce. Ogni dichiarazione, ogni lancio di agenzia cela un significato recondito. Così le parole pronunciate da Matteo Salvini a Napoli contro Silvio Berlusconi vanno ben al di là del senso già forte che hanno: "A volte non capisco le parole di Berlusconi. Dire sì al Mes, usare la stessa lingua di Renzi, mi lascia molti dubbi. Ho letto oggi la disponibilità ad altri governi, prima va a casa questo governo e gli italiani possono tornare a esprimersi nelle urne, meglio è". Risposta quasi ovvia quella del leader del Carroccio all'ennesima disponibilità al dialogo dell'ex Cavaliere con l'esecutivo, una mossa che ha nuovamente segnato una profonda distanza tra Forza Italia e l'ala sovranista del Centrodestra formata dalla Lega e da Fratelli d'Italia (in competizione tra loro).
Il primo punto di scontro tra Berlusconi e Salvini è la telenovela delle Regionali con il Carroccio che non vuole Fitto in Puglia e Caldoro in Campania e gli azzurri che chiedono il rispetto dei patti (clicca qui per leggere l'articolo con gli ultimi aggiornamenti). La distanza tra i due leader è anche fisica, plastica. Da quando è scoppiata la pandemia del Covid-19, e nonostante sia ormai scattata la Fase 3 con il liberi tutti, l'ex Cav non partecipa più ai vertici del Centrodestra e manda Antonio Tajani. Un segnale anche questo di distacco e di scarsa fiducia verso gli interlocutori. Non a caso il 2 Giugno, a Roma, alla manifestazione contro il governo Conte Berlusconi non si è fatto vedere e le differenze di atteggiamento e di dichiarazioni tra Salvini e Tajani sono state evidenti. Due modi diversi di intendere l'opposizione.
L'altro grande punto di lontananza è il rapporto con l'Unione europea. La Lega non solo contesta il Mes ma addirittura non vuole nemmeno il Recovery fund, Forza Italia, come i renziani (e su questo punto è impossibile dare torto all'ex ministro dell'Interno), esorta l'esecutivo a utilizzare i soldi del Mes per le spese sanitarie e saluta il Recovery fund come la riscossa dell'Europa di fronte alla pandemia. Berlusconi, grazie alla comune appartenenza al Ppe, viene visto come il referente in Italia di Angela Merkel, vera padrona dell'Ue, e la Cancelliera tedesca - come hanno scritto più volte i giornali di Berlino - considera Salvini come Afd, l'estrema destra germanica che va isolata e con cui è impossibile un'alleanza anche solo a livello locale (figuriamoci per il governo del Paese).
Ma la vera preoccupazione dei salviniani è che Berlusconi intenda usare la sua folta pattuglia parlamentare (circa 170 tra deputati e senatori) per puntellare il governo (viste le defezioni continue tra i 5 Stelle e la variabile Italia Viva) per arrivare alla fine della legislatura, nel 2023. Se fosse necessario anche passando per un eventuale Conte III che potrebbe godere dell'appoggio esterno degli azzurri in nome della responsabilità nazionale vista la gravissima crisi economica post lockdown. Il tutto, spiegano dalla Lega, per evitare le elezioni che, nella migliore delle ipotesi, darebbero all'ex Cav la metà dei parlamentari che ha oggi e un peso politico nettamente inferiore a quello attuale.
Berlusconi sa perfettamente che la popolarità di Conte è ancora elevatissima, malgrado un piccolo calo, quasi record, e il sondaggio YouTrend che assegna all'eventuale, futura, lista del premier Con Te già oggi il 14,3% potrebbe cambiare radicalmente lo scenario politico dei prossimi anni.
Guardando alle elezioni del 2023, che dovrebbero tenersi con la nuova legge proporzionale al vaglio del Parlamento superando quindi la logica delle coalizioni, l'ipotesi alla quale starebbero lavorando ad Arcore, grazie anche al contributo di Gianni Letta (che vede i sovranisti come gli interisti vedono gli juventini), sarebbe quella, in prospettiva, di un'alleanza centrista e cattolica tra la possibile lista del presidente del Consiglio e una nuova Forza Italia, che potrebbe riunire varie formazioni moderate come l'Udc, che possa risultare prima nelle urne (tra il 25 e il 30%) per poi allearsi con il Partito Democratico (più liste minori) per arrivare alla maggioranza assoluta in Parlamento.
In questo modo Berlusconi isolerebbe Salvini e Meloni ma anche ciò che resterebbe del Movimento 5 Stelle dopo l'eventuale nascita di Con Te (a quel punto resterebbero probabilmente solo i grillini duri e puri alla Di Battista). Non solo, il leader azzurro avrebbe anche una centralità politica rilevante e che certamente non avrebbe in caso di elezioni anticipate - come chiedono Salvini e Meloni ogni giorno - facendo da terzo, piccolo, partito della coalizione in testa nei sondaggi. Passaggio chiave per questa nuova alleanza sarebbe il Quirinale nel 2022. Forza Italia potrebbe convergere su un candidato della maggioranza moderato, cattolico e non grillino (Franceschini?).
Fantapolitica? Può darsi. Ma basta leggere bene e controluce i lanci di agenzia e la cronaca parlamentare che alla parola fantapolitica, forse, va tolto il fanta.