Politica

Il Centro, lo schieramento politico che tutti cercano ma senza legge elettorale proporzionale non vedrà mai la luce

Mai tanta ambiguità ha interessato, oscurato, disprezzato e deriso un ambito del fare politico tanto prezioso nella storia e nell’essere del Bel Paese...

di Daniele Marchetti

Il Centro, quell'ambiguità che si fa tomba. Il commento 

Dunque il centro! Mai come negli ultimi anni si è parlato, talvolta con autentica ansia, del centro e mai tanta ambiguità ha interessato, oscurato, disprezzato e deriso un ambito del fare politico tanto prezioso nella storia e nell’essere del Bel Paese. Del resto oltre alle chimeriche velleità predatorie (il centro, da decenni, è visto solo come un serbatoio di voti da razziare tanto a destra quanto a sinistra), pressoché nessuno si è realmente interessato ad indagare il valore cultural-politico che “un vero centro” potrebbe rivestire per l’Italia del nuovo millennio.

Le ultime vicende, con nomi di centristi federatori più o meno fantasiosi, ne sono specchio fedele. D’altronde nell’Italia del dopo tangentopoli si è fatto strada un centro di destra -come e per contro- un centro di sinistra, ovvero la negazione -in essenza- del centro stesso che -per sua natura e per la sua storia- non può essere né di sinistra né di destra rappresentando e calmierando in se, le istanze dell’una o dell’altra parte.

È tutta racchiusa in questa colpevole ambiguità la negazione -potremmo dire, istituzionalizzata- del centro! In fondo da trent’anni, con l’avvento del bipolarismo, le leggi elettorali hanno perpetrato lo smembramento di un luogo politico in cui condividere valori, visione e scelte. O di qua, o di là: si è preteso! Questa la tomba, ieri come oggi, di un grande partito centrista e, persino, di una federazione di partiti moderati come fu -nei fatti e con differenti e rispettate sensibilità- il pentapartito.

Tutt’altro affare (nomen omen) sono le furbizie elettorali, in cui si iscrivono a pieno titolo gli attuali cespugli e cespuglietti di destra o di sinistra: da Noi moderati, all’Udc, Italia Viva, Azione e, ben ultimo, il nascente soggetto -a sinistra- che le cronache intesterebbero all’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate. Tutto fieno in cascina per chi (legittimamente ma mai apertamente), a destra come a sinistra, del centro non l’ha mai voluto saperne tanto da impedire -anche recentemente- il ritorno ad una legge elettorale proporzionale: unico, concreto ed autentico presupposto per la nascita di un nuovo vero “centro” in Italia.

Eppure nessuno disconosce la grande tradizione popolare che ha visto l’Italia governata dal centro: da posizioni moderate, rispettose ma non succubi delle storiche alleanze internazionali, capaci di fare orecchio -e tentare di dare risposte- a tutte le posizioni in campo. Una cultura politica eredità di una visione umana e sacra (nella sua accezione pasoliniana) della realtà e della storia. Non a caso il movimento popolare che fu di Sturzo, De Gasperi e Moro nacque d’associazionismo cattolico; da quanti avevano a cuore valori di pace, di libertà e di giustizia sociale ma vivevano -come la stragrande maggioranza degli italiani d’allora- le pene della fame razzolando con le mani nelle macerie -fisiche e morali- della seconda guerra mondiale. Anche oggi qualcuno pensa di ripartire dal Vaticano: appunto, per quanto sopra, la storia e la farsa!

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