Politica
Costa, un ministro "pasticcione" riemerso come uno zombie dalla galassia 5S
Voluto da Di Maio, Costa ci riprova e partecipa alle parlamentarie dei Cinque Stelle
Proviene dal corpo forestale dello Stato e avrebbe fatto bene a restarci.
Si segnala per una lentezza esasperante in ogni procedimento amministrativo e per una politica ambientale ondivaga, dettata solo dalla bussola della propria convenienza personale.
È costretto nel governo giallo – verde ad una agenda ambientale opposta a quella per cui è stato mandato lì. Ma quando le associazioni ambientaliste se ne accorgono è ormai troppo tardi, ‘o ministro ha già piazzato sé stesso e tutti i suoi cari.
Fintamente disponibile, illude ed irrita chi gli chiede di agire fattivamente per il “Bene Comune” che ora pomposamente richiama nel suo striminzito annuncio.
Ha pasticciato con la fondamentale Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) imbarcando dentro gente che poco dopo se ne è andata in massa azzoppandone definitivamente l’attività amministrativa e facendo infuriare le aziende che non hanno potuto lavorare.
Con l’altra commissione fondamentale, l’AIA/IPCC, che si occupa principalmente di autorizzazioni energetiche, ha fatto peggio nominando, dopo un tempo biblico, una commissione che è stata prontamente impallinata dal nuovo ministro Roberto Cingolani che ne ha annullato le nomine appena arrivato. In ogni caso, per fortuna, la proverbiale inerzia del ministro Costa non aveva mai reso operative le nomine stesse.
Per entrambi le commissioni, VIA ed AIA, ‘o ministro si era inventato una novità rispetto al passato: i candidati dovevano svolgere un lunghissimo iter burocratico (il ministro è di Napoli e ama i Borboni) per presentare una semplice “dichiarazione di interesse”.
Costa in questo modo riuscì nel miracolo creativo di foraggiare ben altre due “Comitati istruttori” dei CV ricevuti, allungando così a dismisura i tempi con preavviso, avviso pubblico, domanda rigorosamente in formato PDF “non modificabile” (per cui bisognava comprare Adobe a spese proprie, si lamentarono i concorrenti) e naturalmente dulcis in fundo, da inviare a semplice indirizzo email non certificato, chissà perché visto che tutto l’iter era stato strombazzato in nome della “trasparenza”.
In piccolo, nel bando, c’era scritto che però non è il comitato istruttore che decide ma naturalmente ‘o ministro. Ed allora si tratta solo di soldi pubblici sprecati e perdita di tempo.
Ma si sa, le strade dell’inferno e della trasparenza sono lastricate sempre di buone intenzioni.Speriamo che militanti M5S lo impallinino definitivamente.