Politica

Decreto Dignità: Italia First!

Un duro colpo per i furbetti della delocalizzazione

Il decreto Dignità approntato da Luigi Di Maio, è la vera novità sul lavoro dopo tanti anni di leggi truffa per i lavoratori, frutto dell’ideologia liberista del Pd e di patti e sintonie con Forza Italia.

La prova del nove?

Sono proprio Renzi e Berlusconi, il primo autore del famigerato jobs act, ad attaccare maggiormente il decreto, mentre laudi vengono non solo dall’area governativa, come è prevedibile, ma dalla sinistra dura e pura e financo dalla Cgil.

Sono anni che si precarizza il lavoro in nome di un finto liberalismo aziendalista che mette a tappeto i giovani e chi il lavoro l’ha perso. Mettiamoci pure la punitiva riforma Fornero delle pensioni voluta da Mario Monti, prono ai voleri di Bruxelles, e il gioco (perverso) è fatto.

Perché una cosa è fare impresa, sana, produttiva, efficace, e che porta lavoro stabile e remunerato (come da funzione sociale in Costituzione) ed altra cosa è invece prosperare sul precariato e sulle piccole furbizie imprenditoriali.

Chi non conosce imprenditori che facendo il gesto dell’ombrello ci dice sarcastica: “Io delocalizzo e così li frego!”. L’imprenditore scaltro delocalizza e ci porta via il lavoro che paga due soldi in Pakistan a lavoratori senza alcun diritto. Ma ora questa tipologia di imprenditore ha capito che l’aria è cambiata, e nulla sarà più come prima. Ora se delocalizza entro 5 anni da quando ha ricevuto fondi statali è lui che subisce il gesto dell’ombrello da parte della società e dei lavoratori, perché tali fondi li perderà. Per parafrasare il motto di Donald Trump: “Italia first!”.

Il lavoro serve in Italia non fuori e nonostante le ambasce periodiche del duo Alesina - Giavazzi, che anche oggi fanno la lagna liberista dalla prima pagina del Corriere della Sera, il decreto Dignità finalmente mette fine all’odioso fenomeno degli imprenditori foraggiati dallo Stato per portare via il lavoro dall’Italia.

Il Decreto Di Maio non penalizza solo chi delocalizza, ma anche chi riduce l’occupazione oltre il 10% nei 5 anni successivi e prevede la revoca dei bonus per chi la riduce del 50%. Inoltre vi è una stretta sui contratti a termine, sempre a favore dei lavoratori. Altro che le sparate del “compagno” Renzi, che ancora si chiede perché la classe lavoratrice non li voti più e perché il Pd vinca solo nei ricchi centri storici e perda in tutte le periferie disagiate d’Italia.

Insomma, ci voleva un governo di destra per fare una rivoluzione pro lavoratori, ma tutto si tiene. Il sovranismo, opposto al delocalizzante mondialismo, è infatti tutela dei diritti per i propri cittadini e non di quelli di chi li sfrutta, alla faccia della finta sinistra di Renzi e della “destra” furbetta di Berlusconi.