Politica
Dopo l’inchiesta Aemilia si vota. Ma a Reggio Emilia c’è la ‘ndrangheta
Convalidate le condanne contro il Grande Aracri che minacciò Catia Silva a Brescello ma i clan restano un fenomeno difficile da estirpare.
Fra qualche giorno si vota per le Europee ma anche per i sindaci di numerosi Comuni come Reggio Emilia. Dopo quel che è emerso con l’inchiesta giudiziaria Aemilia ti aspetteresti una riflessione su come è mutata l’Italia. Per la prima volta dopo 40 anni si è affermato nelle aule giudiziarie che la ‘ndrangheta è una delle forze più potenti dell’Emilia Romagna, la terra della sinistra per antonomasia. E invece basta guardare i tg locali in preparazioni del voto, come il tg3 regionale, per sentire gli approfondimenti degli esperti sulle priorità della città: investire nel centro storico e sviluppare la Pedemontana.
Chiedetelo a Catia Silva dell’associazione Agende Rosse quali sono le priorità di Reggio Emilia, alla consigliera comunale di Brescello per anni minacciata di morte che si è sgolata sulla presenza della ‘ndrangheta nel paesino di Giovannino Guareschi e Peppone e don Camillo. Da anni a Brescello c'è un quartiere che gli emiliani chiamano Cutrello perché sede di varie famiglie di Cutro anche legate al clan Grande Aracri. Se ci giri può capitare che le signore affacciandosi dai balconi ti inveiscano contro. I ragazzotti dallo sguardo torvo che presidiano i bar invece ti seguono per le strada della cittadina appena ci sbarchi, come se fossi arrivato in Aspromonte. Il controllo del territorio è tutto e da lì a Reggio Emilia tutto si dilata e cambia di forma.
Brescello è stato il primo Comune dell'Emilia Romagna sciolto per mafia.
Continuare a denunciare nel silenzio più assoluto non è roba da “normali”. Solo la Lega Emilia Romagna, il partito a cui Catia Silva era iscritta, ebbe il coraggio di fare un corteo antindrangheta a Brescello. Si può avere simpatia o antipatia per il movimento di Matteo Salvini ma questo resta un fatto storico. Tutti gli altri, i partiti, le comunità religiose, le associazioni finanziate a milioni di euro non capivano, non sentivano, non c’erano.
Per le minacce alla Silva a febbraio, dopo una condanna in primo grado, la Corte d'Appello di Bologna ha convalidato la sentenza per i capi e i vari gli esponenti del clan Grande Aracri: a 6 mesi di reclusione per Salvatore Grande Aracri e Alfonso Diletto, 4 mesi e 15 giorni per Salvatore Frijo e Girolamo Rondinelli, solo per Carmine Rondinelli la pena è stata ridotta da sei a 5 mesi. Avvocato di Catia Silva è il parlamentare della Lega Gianluca Vinci.
Catia Silva: “La mafia agisce per toglierci la parola, la voce, la libertà e l’economia. Chi cerca le coppole e le sparatorie non ha proprio capito dove siamo”.
Oggi Reggio Emilia senza Cutro resta incomprensibile. A Reggio Emilia si accede percorrendo una strada principale che si chiama “Città di Cutro”, inaugurata da Graziano Delrio quando era sindaco. In zona vi vivono circa 10.000 cutresi e diversi organizzazioni criminali. La 'ndrangheta si è insediata nei decenni mangiandosi il vivere civile gradualmente, diventando tutt'uno con il locale.
Quando eravamo bambini, negli anni 80 nel bolognese, guardavamo i clan dei Casalesi gestire il mercato della droga e del riciclaggio in città. Ma c’era sempre qualcuno che raccontava come sul territorio ci fossero cose più inquietanti, come i cutresi di Reggio Emilia, quelli sì che erano feroci. Ma eravamo bambini.
Nel 2014 Brescello scese in piazza al grido di “Brescello non è mafiosa, qui non c’è mafia”, come sosteneva il parroco, l’erede di don Camillo e tanti cittadini, per difendere il sindaco accusato di parole morbide verso la famiglia Grande Aracri che frequenta la messa la domenica. Il sindaco Coffrini aveva anche dichiarato che Francesco Grande Aracri era “una persona composta ed educata”.
Una profondità del genere non si cambia con i processi giudiziari, né con la tv del libro cuore, tanto meno con il centro storico di Reggio Emilia e la Pedemontana.