Politica
Elezioni europee, governo più forte, Schlein raggiunge 'quota Bersani'
Sconfitti Conte, Calenda e Renzi. Miracolo Forza Italia. Vannacci "salva" la Lega
Elezioni europee: la corsa dell’“underdog” italiana, e del suo governo, continua
Undici ore dopo la chiusura delle urne, i risultati della tornata elettorale europea appaiono chiari. Il primo dato riguarda l’astensionismo: ha votato la metà scarsa degli aventi diritto. Questo ha indubbiamente avuto un impatto sui risultati. L’astensionismo infatti può essere uniformemente distribuito su tutti i partiti, oppure essere selettivo e concentrarsi su alcuni partiti in particolare. Nel caso in questione, si è votato di meno al Sud e con tutta probabilità si sono astenuti molti elettori potenziali del Movimento Cinque Stelle. Questo spiega il risultato deludente del partito di Giuseppe Conte: soltanto il 10 per cento circa. E probabilmente spiega anche l’altra delusione, quella delle formazioni centriste: né la formazione di Matteo Renzi né quella di Carlo Calenda vanno in Europa. Per Azione, questo era previsto. Meno scontato era invece il fatto che Renzi non ce la facesse. Tre sconfitti, dunque: Conte, Calenda e Renzi, che non sono riusciti a convincere i propri elettori potenziali.
Per quanto riguarda invece chi ha vinto, si tratta innanzitutto di due donne: Giorgia Meloni ed Elly Schlein: entrambe infatti hanno condotto i loro partiti nettamente al di sopra del risultato delle politiche del 2022. Fratelli d’Italia si è portato addirittura verso quota trenta (29% circa) e il Pd ha raggiunto nuovamente il livello dell’era di Pierluigi Bersani (24%). Buona anche la performance dell’Alleanza Verdi-Sinistra, non lontana dal 7%. Probabilmente, vi è stato un flusso in uscita da M5S e in entrata sia nel Pd che in AVS (oltre che su formazioni minori come quella di Michele Santoro). Indubbiamente positivo appare poi il risultato di Forza Italia: fare il 10 per cento, sorpassare di poco la Lega e praticamente agguantare il M5S, a un anno esatto dalla scomparsa di Silvio Berlusconi, non era affatto scontato e non può che rendere giustamente soddisfatto il leader di FI, Antonio Tajani.
Per quanto riguarda la Lega di Matteo Salvini, il risultato complessivo è moderatamente positivo. Il rischio di un calo rispetto alle politiche è stato scongiurato. Quota “nove” è stata raggiunta e sia pure di poco superata, e il candidato emblema, il generale Roberto Vannacci, ha preso circa cinquecentomila preferenze. Sicuramente, un ottimo risultato per un esordiente. La leadership di Salvini non appare a rischio, ma resta il tema strategico di quale identità prospettica dare a un partito in trasformazione rispetto alle sue origini “padane”.
In estrema sintesi, in un’Europa in cui vince la destra e soffrono le maggioranze di governo, in Italia la maggioranza di centrodestra esce sicuramente rafforzata dalla consultazione elettorale appena conclusasi, con la possibilità di giocare un ruolo importante nei prossimi equilibri continentali. Un segnale indiretto di approvazione per l’operato del governo, cosa di cui Giorgia Meloni non può che essere soddisfatta. La corsa dell’“underdog” italiana, e del suo governo, continua.