Politica
Fioramonti, stoccata al Conte-bis. Rumors: Nicola Morra a capo della scuola
"Dal governo serviva più coraggio", dice dopo le dimissioni. Intanto, spuntano i 70 mila euro di mancate restituzioni
“Pare che le risorse non si trovino mai quando si tratta della scuola e della ricerca, eppure si recuperano centinaia di milioni di euro in poche ore da destinare ad altre finalità quando c'è la volontà politica”. Con queste parole critiche all'attività del Governo che fanno riferimento alla risoluzione lampo della crisi della Banca Popolare di Bari, l'ex ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti commenta le sue dimissioni dall'incarico che ricopriva dal 5 settembre di quest'anno, incarico che aveva subito pomesso di lasciare nel caso in cui non si fossero trovati prima della fine dell'anno tre miliardi per il settore della scuola. Le parole sono state inserite in un lungo post su Facebook, sul suo profilo personale, dopo che è filtrata la notizia della lettera inviata dallo stesso Fioramonti a Giuseppe Conte.
"Non è stata una battaglia inutile e possiamo essere fieri di aver raggiunto risultati importanti: lo stop ai tagli, la rivalutazione degli stipendi degli insegnanti (insufficiente ma importante), la copertura delle borse di studio per tutti gli idonei, un approccio efficiente e partecipato per l’edilizia scolastica, il sostegno ad alcuni enti di ricerca che rischiavano di chiudere e, infine, l’introduzione dell’educazione allo sviluppo sostenibile in tutte le scuole (la prima nazione al mondo a farlo). La verità, però, è che sarebbe servito più coraggio da parte del Governo per garantire quella “linea di galleggiamento” finanziaria di cui ho sempre parlato, soprattutto in un ambito così cruciale come l’università e la ricerca. Si tratta del vero motore del Paese, che costruisce il futuro di tutti noi", ha spiegato ancora l'economista che insegna all'università di Pretoria.
"L’economia del XXI secolo - ha aggiunto Fioraonti - si basa soprattutto sul capitale umano, sulla salvaguardia dell’ambiente e sulle nuove tecnologie; non riconoscere il ruolo cruciale della formazione e della ricerca equivale a voltare la testa dall’altra parte. Nessun Paese può più permetterselo. La perdita dei nostri talenti e la mancata valorizzazione delle eccellenze generano un’emorragia costante di conoscenza e competenze preziosissime, che finisce per contribuire alla crescita di altre nazioni, più lungimiranti della nostra. È questa la vera crisi economica italiana".
Il passo dell'esponente pentastellato si è concretizzato dopo il via libera definitivo alla manovra, la legge fondamentale di bilancio in cui sono messe nere su bianco le nuove voci di entrata e di uscita dello Stato. Le voci delle dimissioni si erano infatti fatte insistenti già il 23 dicembre, dopo l'ok della Camera all'ex Finanziaria, ma la conferma da fonti di Palazzo Chigi è arrivata ieri in serata.
Secondo indiscrezioni del Corriere della Sera, nella missiva, Fioramonti ha sostenuto nella lettera che occorreva rivedere l'Iva, anche conservandone l'aumento, per riuscire ad ottenere i 3 miliardi di euro da lui richiesti per il proprio dicastero. E sempre secondo il quotidiano di via Solferino, dal Movimento alcuni parlamentari fanno filtrare una frase velenosa contro l'ex ministro: "Tre miliardi? Cominciasse lui a restituire i 70 mila euro che ci deve".
Pochi giorni fa, a Trieste, in occasione del vertice dei ministri della ricerca, il ministro si era lamentato: "La scuola in questo Paese avrebbe bisogno di 24 miliardi. I 3 miliardi che io ho individuato, non sono la sufficienza" ma "la linea di galleggiamento". Ed il leader della Lega Matteo Salvini, la vigilia di Natale, aveva gettato il suo guanto di sfida: "Speriamo che almeno uno mantenga la parola. Aveva detto che se non ci sarebbero stati tre miliardi di investimento si sarebbe dimesso. Ministro Fioramonti, dimettiti e togli il disturbo”.
Le dimissioni dell'esponente pentastellato non hanno colto di sorpresa in qualche modo il governo. “Aveva più volte dichiarato che senza i 3 miliardi da lui chiesti per istruzione e università si sarebbe dimesso”, hanno fatto filtrare fonti di Palazzo Chigi.
Ora per la sostituzione dell’economista che insegna all’università di Pretoria “prestato" alla politica, torna a circolare insistentemente il nome di Nicola Morra, attuale presidente della commissione Antimafia e uno dei grillini della prima ora. Da ex insegnante, professore di storia e filosofia in un liceo classico a Cosenza, il suo nome era già spuntato fuori quest’estate in occasione della formazione del governo giallo-rosso Conte due.