Politica
Fondata sul lavoro. Qualche riflessione sul Primo Maggio
Articolo 1: "L’Italia è un repubblica democratica fondata sul lavoro"
Il RdC tende a scoraggiare il lavoro e a lasciare i suoi protetti nella povertà
La Costituzione italiana non ha un preambolo, e esordisce con un articolo 1 sintetico al punto dell’enigmaticità: L’Italia è un repubblica democratica fondata sul lavoro .
Naturalmente un documento costituzionale non è costituito di formule atomiche, ma di proposizioni che si integrano e chiariscono a vicenda. Tuttavia può essere un esercizio interessante confrontarsi con l’art. 1 senza appoggiarsi sul ben più corposo ed esplicito art. 4, che va ricordato: La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Molti pensano che “fondata sul lavoro” sancisca il diritto al lavoro. Altri che identifichi nei lavoratori la componente della società più meritevole di tutela date le lunghe sofferenze passate, che non devono ripetersi nel nuovo Stato. E’ inevitabile rivolgersi alle spiegazioni e interpretazioni che furono offerte durante i lavori della Costituente. Questi certo sono molto istruttivi, ma può anche essere interessante partire da una tabula rasa. Provo a farlo: se qualcosa è un fondamento di una repubblica, non può essere un diritto. Può essere un dovere, o un valore. Io direi, un valore da cui segue un dovere. La partecipazione all’attività produttiva, se vogliamo, con un altro linguaggio, alla riproduzione sociale, non è solo una fonte, ma l’unica fonte di dignità sociale delle persone. Non è proprio la “repubblica democratica di lavoratori” che volevano i costituenti comunisti, ma vi si avvicina.
Secondo l’ineffabile Renato Brunetta, più volte Ministro del Lavoro, “stabilire che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro non significa assolutamente nulla”. Perché? Perché “La parte della Costituzione che esprime i valori fondanti della Repubblica ignora temi e concetti fondamentali, come quelli del mercato, della concorrenza e del merito. La Costituzione è figlia del clima del dopoguerra. Adesso siamo in un’altra Italia. Fermi restando i principi fondamentali, nei quali tutti ci riconosciamo, bisogna avere allora il coraggio di parlare anche della prima parte della Costituzione. E ritengo debbano essere rivisti pure gli articoli della Carta sui sindacati, i partiti, l’Europa”.