Governo, accordo sul programma. Si tratta su chi va a Palazzo Chigi
Se la premiership andrà a Di Maio, a Salvini andranno tutti i Ministeri forti, Cdp e la galassia delle partecipate (Eni, Enel e Leonardo) e la Rai
Sia Matteo Salvini sia Luigi Di Maio sono incollati ai propri smartphone per capire quali saranno le prime indicazioni che arriveranno dagli exit poll sulle Regionali in Molise, elezioni che, secondo gli ultimi sondaggi pubblicati da Affaritaliani.it, dovrebbero decretare il forte sorpasso della Lega su Forza Italia nel voto di lista (nella ultima tornata elettorale la Lega aveva preso la metà dei voti degli azzurri) e un testa a testa tra il candidato dei 5 Stelle Andrea Greco e quello del Centrodestra Donato Toma.
Secondo alcune fonti, infatti, il risultato delle urne delle Amministrative darebbe alle parti l'occasione di accelerare dopo settimane di pantano nelle trattative fra gli schieramenti politici per formare un nuovo governo, riportando la situazione, dopo il feroce gioco dei veti incrociati e il balletto di Forza Italia sul Pd, al momento in cui il leader della Lega aveva annunciato che avrebbe fatto “da solo”. Sono passati ormai quasi 50 giorni dal voto, le Camere non hanno prodotto nulla e i leader politici sanno che la pazienza dell'elettorato non è infinita.
Di Maio stamane è sbarcato a Milano, ufficialmente per visitare il Salone del Mobile, ma l'appuntamento potrebbe fornirgli l’occasione per vedere Salvini e chissà, osa qualcuno, per dare, con tanto di foto di rito rigorosamente insieme e telecamere, l’annuncio del patto politico, ispirato dal rigoroso programma comune stilato base dell’”istruttoria ultimata da Giacinto Della Cananea”. Il professore che il capo politico del M5S ha incaricato per mettere nero su bianco le convergenze fra grillini, Lega e Pd.
Le indiscrezioni rivelate da Affaritaliani.it e cioè di una fumata bianca fra i due giovani leader sul governo grillino-leghista ha spiazzato tutti nei rispettivi schieramenti: le bocche dei peones sono rigorosamente cucite, perché soltanto i diretti interessati sono a conoscenza del patto. L’unico che ha rilasciato dichiarazioni sullo scenario delle ultime ore è il numero due di Fratelli d’Italia Guido Crosetto che ha già rivelato l’esistenza di un pressing dei pentastellati affinché la Meloni partecipi all’esecutivo (“Ci reclamano sia per un pieno sostegno al governo che un possibile appoggio esterno. Temono il nostro rifiuto casomai”, ha rivelato stamane il responsabile organizzativo di Fdi in un’intervista al Mattino di Napoli).
Gli osservatori della partita spiegano che, nonostante il doveroso gioco politico delle parti, alla fine la stessa Forza Italia aderirà con un appoggio esterno al governo per non rimanere fuori dai giochi. Una configurazione a cui gli stessi grillini, subito dopo l’affidamento del mandato esplorativo da parte del Quirinale a Maria Elisabetta Alberti Casellati, avevano già acceso la luce verde. Insomma, come annunciato cinque giorni fa, Salvini, stufo del pantano politico, ha portato avanti da solo la trattativa come leader del Centrodestra, ha negoziato sul programma e solo in seconda battuta coinvolgerà le altre due forze appartenenti al suo schieramento.
Dopotutto anche quel “mi fido di Salvini e non ho mai aperto al Pd”, riespressi oggi da Silvio Berlusconi in un’intervista al Corriere della Sera dopo le scivolate comunicative in terra molisana, ha responsabilizzato il capo del Carroccio e messo da parte tutte le obiezioni che lo stesso forzista aveva mosso nei confronti dei grillini. E Berlusconi, nonostante qualche momento di poca lucidità, ha ben chiaro che Salvini ha carattere ed è coerente e che gli appetiti esteri sui colossi tricolori delle tlc, la sua Mediaset e Telecom, gli impongono una realpolitik e un atteggiamento più responsabile. E cioè nè salire sull’Aventino nè mettersi in contrapposizione.
Pare che anche il Colle, che si prepara a giocare la carta Fico affidando al presidente della Camera il secondo incarico esplorativo, abbia fiutato il cambiamento del vento e, in caso di slittamento dell’annuncio dell’accordo M5S-Lega per tempistiche interne agli schieramenti, dia un mandato “aperto” (e non chiuso solo per sondare la fattibilità di un governo M5S-Pd) all'ortodosso grillino. In modo da certificare la nuova congiuntura nelle prossime 48 ore. Opzione che però, riferiscono i bene informati, Di Maio non vuole neanche prendere in considerazione per riuscire ad intestarsi il successo politico e il colpo di scena mediatico. Volontà che lo spingerà a fare qualcosa entro stasera. E, non a caso, si è recato oggi a Milano, fanno notare le fonti.
Questo l’accordo di fondo, grazie alla convergenza dei programmi che ha permesso il patto di governo. Ma chi farebbe il premier? Le fonti riferiscono che l’ex vicepresidente della Camera ci terrebbe a salire a Palazzo Chigi e se otterrà la premiership, la Lega farà cappotto su tutto il resto. Il capo politico del M5S sarebbe disposto a concedere a Salvini i Ministeri forti (Economia, Interni; Sviluppo Economico a Fdi), Rai, Cdp e galassia delle Partecipate (Eni, Enel e Leonardo). Insomma, altro che socio di minoranza.