Politica
Governo, Casellati (e Fico)? I veti incrociati rilanciano le urne
Casellati? Verso il fallimento (come Fico). Ecco perché. Poi Di Maio o Giorgetti. Ma tutto in alto in mare
"Sarebbe un miracolo". Gian Marco Centinaio, vulcanico e ironico capogruppo della Lega a Palazzo Madama, lascia trapelare il totale e incondizionato pessimismo per il tentativo di Elisabetta Alberti Casellati di formare un governo. La presidente del Senato ha ricevuto un mandato preciso dal Capo dello Stato, che è quello di cercare un'intesa tra i 5 Stelle e il Centrodestra. Ma è evidente a tutti che le parole dei capigruppo grillini, confermate da Luigi Di Maio, chiudono ogni spazio di trattativa. "Il M5S ribadirà la sua posizione" hanno fatto sapere i vertici pentastellati. Traduzione: veto su Forza Italia (proprio il partito della Casellati) e quindi tutto torna al punto di partenza e al gioco dei veti che ha bloccato il quadro politico dalle 23 e 01 dello scorso 4 marzo. Una volta preso atto del fallimento della numero uno di Palazzo Madama, salvo ovviamente colpi di scena, toccherà quasi certamente al presidente della Camera, Roberto Fico. L'esponente storico della sinistra dei 5 Stelle proverà a far nascere un esecutivo tra il M5S e il Partito Democratico. Ma se esponenti Dem del calibro di Piero Fassino e Dario Franceschini lasciano aperta la porta del dialogo, i renziani doc la chiudono ermeticamente. Il capogruppo al Senato Andrea Marcucci si è affrettato a dire: "Il forno con il Pd è chiuso, anzi non si è mai aperto". Fonti vicine all'ex segretario e all'ex premier Matteo Renzi spiegano ad Affaritaliani.it che "non c'è dibattito".
Numeri alla mano, infatti, "servirebbe l'intero gruppo del Pd sia alla Camera sia al Senato" per un accordo con i 5 Stelle. Ma "il 55-60% di deputati e senatori Dem è di stretta osservanza renziana ed è sulle posizioni di Marcucci". Quindi anche Fico, sul quale comunque pure i 5 Stelle hanno molti dubbi essendo fermi su Di Maio premier, sembra destinato a fallire. Dopo le due cariche istituzionali, stando alle voci che circolano in Parlamento, si ricomincerà da zero. E probabilmente Mattarella cercherà di far nascere un governo tra il M5S e la sola Lega, magari includendo Fratelli d'Italia ma non Forza Italia. L'ipotesi è quella di un incarico diretto a Di Maio o a un leghista, probabilmente Giancarlo Giorgetti. Ma se Salvini continua nella linea di non voler rompere il Centrodestra o se non si verifica una scissione tra gli azzurri, e pare ancora presto per una rivolta anti-Berlusconi in FI, anche questa ipotesi è destinata al fallimento. Fonti qualificate del Pd, sponda renziana, spiegano che anche la strada verso il cosiddetto governo del Presidente, ultima ratio, "è tutta in salita". Un esecutivo espressione diretta di Mattarella prevederebbe infatti l'assenso di tutti ma, ancora una volta, torna a pesare il gioco dei veti incrociati.
"La Lega dice mai con il Pd e il M5S mai con Berlusconi, come ne usciamo?". A questo punto rientrerebbe l'ipotesi di un esecutivo di Centrodestra che trovi in Parlamento i numeri mancanti, un po' nel Pd e un po' nei 5 Stelle. Ma al di là della contrarietà di Salvini alla caccia ai deputati e ai senatori, resta il fatto che finora si contano sulle dita di una mano i parlamentari che potrebbero essere interessati e quindi servirebbe molto tempo, facendo leva sulla minaccia di nuove elezioni e quindi sulla perdita di lauto stipendio e privilegi. Appunto, il ritorno alle urne. Il Capo dello Stato lo vuole scongiurare a tutti i costi, almeno fino al 2019. Ma nella Lega cominciano davvero a puntarci seriamente, giocando proprio sui veti incrociati. Anche perché, sondaggi alla mano (e vedremo le imminenti Regionali in Molise e in Friuli Venezia Giulia), il Carroccio sembra destinato a volare ben oltre il 20% e a mangiarsi un'altra buona fetta dell'elettorato di Forza Italia. Ma Mattarella farà di tutto prima di sciogliere le Camere.