Politica

Governo crisi, il 6 agosto cade il governo al Senato. Il rumor (davvero) choc

Alberto Maggi

Ma i vertici dei 5 Stelle mostrano massima tranquillità

I massimi vertici del Movimento 5 Stelle, raggiunti nel pomeriggio da Affaritaliani.it, mostrano massima tranquillità e nessuna preoccupazione sul voto a Palazzo Madama

Martedì 6 agosto 2019, fine del governo del Cambiamento? L'ipotesi non è affatto peregrina, anzi diventa sempre più probabile ora dopo ora. Il 6 agosto è il giorno in cui arriva a Palazzo Madama per il via libera definitivo il Decreto Sicurezza bis fortemente voluto da Matteo Salvini e dalla Lega. Al Senato i numeri sono molto precari per la coalizione di governo, che dispone di 163 voti ovvero solo due in più rispetto ai 161 della maggioranza assoluta dell'Aula (sommando i 106 senatori pentastellati e i 57 del Carroccio, e consinderando che le condizioni di salute non permettono a Umberto Bossi di partecipare ai lavori parlamentari). Tuttavia nell'ultimo voto di fiducia a palazzo Madama, il 27 giugno scorso sul dl crescita, il governo si fermò a 158 voti favorevoli, a fronte di 104 no e 15 astenuti.

L'esecutivo rischia molto anche perché se decide, come è probabile, di mettere la questione di fiducia sul provvedimento non potrà contare sui voti di Forza Italia e Fratelli d'Italia che hanno già dichiarato di essere d'accordo sul merito del Decreto ma di non avere alcuna intenzione di votare la fiducia all'esecutivo. E quindi dal resto del Centrodestra, come dal Partito Democratico e dalle altre formazioni di opposizione, arriverà un no chiaro. Il problema è che, alla luce delle continue tensioni nella maggioranza (dal via libera alla Tav Torino-Lione all'autonomia regionale, passando per il Russiagate e il dibattito sulla riduzione delle tasse), all'interno del Movimento 5 Stelle si sta ampliando la fronda dei contrari al Decreto Sicurezza bis, sia nel merito (troppo di destra) sia come 'vendetta' politica nei confronti del ministro dell'Interno.

Come spiegano fonti pentastellate a Palazzo Madama, almeno una decina, ma forse quindici, senatori M5S sono pronti a uscire dall'Aula e a non partecipare alla votazione anche in caso di fiducia al governo. Non solo, un paio potrebbero addirittura votare no, sia sul provvedimento sia sulla fiducia. Se così fosse, il pericolo per l'esecutivo 5 Stelle-Lega è quello di fermarsi tra 143 e 148 sì alla fiducia con le opposizioni che teoricamente, salvo assenze, avrebbero i numeri e la forza per battere la maggioranza e provocare automaticamente le dimissioni del premier Giuseppe Conte e la caduta del governo.

L'altra ipotesi, quella di non mettere la fiducia sul Decreto, sembra quasi esclusa perché, anche se avrebbe il sostegno di Forza Italia e Fratelli d'Italia, porterebbe quasi sicuramente a qualche modifica al testo, visti i numerosi emendamenti presentati, e Salvini non vuole rischiare il ritorno a Montecitorio in Zona Cesarini e con le ferie quasi iniziate (il pericolo è quello che passino i 60 giorni e il Decreto decada). Insomma, il 6 agosto è davvero un giorno da segnare in rosso sul calendario. E se davvero cadesse il governo, ci sarebbe ancora il tempo per votare in autunno o ci sarebbe un esecutivo di transizione o del Presidente?