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Politica
Governo, Giorgetti si dimette? Che cosa c'è dietro quel "decido io". Inside
Giancarlo Giorgetti

Se con Bruxelles ci sarà solo un po' di freddezza, le condizioni per restare al Mef ci sono e andrà avanti. Ma...

 

Schivo e criptico, come è sempre stato nella sua ormai lunga carriera politica, Giancarlo Giorgetti ha risposto ai cronisti "Decido io" sulle dimissioni chieste da tutte le opposizioni dopo il no della Camera alla ratifica del Mes. E ovviamente quelle parole "da ministro dell'Economia e delle Finanze lo avrei approvato" aprono un caso nella maggioranza di Centrodestra. Nessuna reazione ufficiale né da Matteo Salvini né da Palazzo Chigi. Fonti leghiste continuano ad assicurare che "non esiste" l'ipotesi che il titolare del Mef lasci e sottolineano come lui stesso abbia anche affermato che "non era aria" (per ratificare il Mes) e che "l'Europa non sempre ha ragione".

Dire e non dire. Lasciare libere tutte le interpretazioni, giocare sull'ambiguità delle parole. Chi conosce da tanti anni Giorgetti sa perfettamente che è fatto così. L'opposto di Salvini. Mai dichiarazioni roboanti o gesti plateali, restando preferibilmente dietro le quinte. Infatti in molte occasioni dopo la malattie di Umberto Bossi avrebbe potuto diventare segretario della Lega, ma ha sempre detto "no grazie". Odia la ribalta mediatica e ha una sorta di idiosincrasia per le domande insistenti dei giornalisti. Per quello nel Conte I scelse il ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, proprio per operare lontano dai fari mediatici e dall'agone dello scontro politico.

Ma che cosa succederà adesso? Tutto dipende da come andranno i rapporti con l'unione europea e in particolare con Germania e Francia, che di fatto hanno scritto la riforma del Patto di Stabilità. È vero che ci sono le elezioni europee a fine primavera e che gli equilibri potrebbero cambiare (difficilmente) ma intanto la Commissione guida da Ursula von der Leyen va avanti nel suo lavoro. Giorgetti non è l'uomo delle battaglie. Assolutamente no. Se con Bruxelles ci sarà solo un po' di freddezza, le condizioni per restare al Mef ci sono e andrà avanti. Ma se Meloni e Salvini, anche in chiave elettorale, dovessero aprire una sorta di guerra con l'Ue alzando il livello dello scontro a quel punto Giorgetti potrebbe davvero farsi da parte e lasciare la guida del dicastero di Via XX Settembre.

D'altronde in molti lo chiamano il democristiano della Lega e trovarsi nel mezzo della lite Roma-Bruxelles proprio sui temi economico-finanziari non fa per lui. Ecco cosa c'è dietro quel "decido io" sulle dimissioni. Ultimo punto da sottolineare è la preoccupazione del Quirinale, che in questo momento ha pessimi rapporti con Palazzo Chigi. Il Presidente Sergio Mattarella vede in Giorgetti un argine importante, fondamentale, per fermare le spinte sovraniste di una parte di Lega e Fratelli d'Italia.

E, spiegano fonti, il Colle starebbe giocando la carta della moral suasion per convincere Giorgetti a restare al Mef. Vedremo che cosa accadrà a gennaio e come si svilupperà il dibattito tra governo e istituzioni UE, visto che ad esempio sul Pnrr tutto procede speditamente. Dubbi e incognite. Schivo e criptico. Giorgetti è così. Persona seria, gran lavoratore, ma che non ama stare al centro dell'attenzione, soprattutto in caso di contrapposizione dura e aspra Roma-Bruxelles proprio sui suoi dossier e sul suo dicastero. Per niente.

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