Il Palazzo lavora al dopo-Renzi. Ipotesi Cantone o Amato premier
Decisivi per Renzi referendum no-triv e l'inchiesta petrolio di Potenza
Il referendum sulle trivelle, che sembrava destinato a fallire e che ora è in bilico, potrebbe essere la buccia di banana sulla quale scivola Matteo Renzi. E' del tutto evidente che le mozioni di sfiducia delle opposizioni da sole non avranno alcun successo in Parlamento visto che tanto Verdini e Alfano quanto la minoranza dem non hanno né l'interesse né la forza per abbattere l'esecutivo. Ma l'inchiesta petrolio di Potenza, con nuovi colpi di scena che escono praticamente tutti i giorni, e l'eventuale difficile ma possibile raggiungimento del quorum il 17 aprile potrebbero far implodere il governo di Matteo Renzi.
In Parlamento, nelle ultime ore, vari esponenti sia Pd sia Centrodestra parlano insistentemente di dimissioni del premier lunedì 18 in caso di successo del referendum (qualora venisse superato il quorum è scontato che a vincere sarebbero i sì). Il leader dem ha espressamento chiesto di astenersi, di andare al mare, un po' come faceva anni fa Bettino Craxi. E la sensazione che si respira nel Palazzo, ricordando anche il segretario del Psi e per certi versi il Berlusconi del 2011, è quello dell'accerchiamento di Renzi. Gli sherpa sono al lavoro per studiare un'eventuale way out in caso di dimissioni. Escluse le elezioni anticipate, impossibili con una legge elettorale legata a una riforma istituzionale che andrà al referendum in ottobre.
L'ipotesi accreditata da fonti dem e di Forza Italia è quella di un "governo di decantazione" o "governo del Presidente" (cioè garantito direttamente da Sergio Mattarella) che riformi la legge elettorale (comunque vada il referendum sul ddl Boschi) e rassicuri l'Unione europea sul fronte della tenuta dei conti pubblici. In pole position ci sarebbero Raffaele Cantone e Giuliano Amato. Il presidente dell'Autorità anti-corruzione potrebbe avere il sostegno, oltre del Pd, anche di Sel e del M5S. Mentre il Dottor Sottile, gradito a Berlusconi che lo voleva al Quirinale al posto di Mattarella e prima ancora del Napolitano-bis, sarebbe appoggiato da Forza Italia (ma non da Lega e Fratelli d'Italia). Al Colle e non solo si ragionain queste ore su queste due soluzioni. Renzi ostenta serenità e intende andare avanti, ma dietro le quinte si lavora al dopo. Vedremo se il 17 aprile - al netto di colpi di scena dall'inchiesta di Potenza - sarà la buccia di banana sulla quale scivolerà l'ex rottamatore.