Politica
Governo, "Salvini abbia coraggio e proceda sulla via delle Autonomie"
Paolo Pagliaro (Forza Italia) ad Affaritaliani.it
Affaritaliani.it ha intervistato Paolo Pagliaro di Forza Italia, Responsabile regionalismo, federalismo e identità territoriali, nonché Presidente del Movimento Regione Salento. Pagliaro è un autonomista per eccellenza e fu l’autore, quando collaborò presso il ministero agli affari regionali, della proposta di Legge sul Riordino territoriale, abbiamo parlato con lui proprio di autonomie e di questo Governo “gialloverde” nato tra tante difficoltà e scetticismo. M5S e Lega che si apprestano a iniziare il lavoro dopo tre mesi dalle elezioni sulle linee guida di un Contratto di Governo.
• Pagliaro come giudica questo contratto di Governo tra Lega e M5s?
«Il contratto, a mio modesto parere, ha delle criticità da verificare. Ci sono situazioni incomprensibili dal punto di vista realizzativo perché la previsione di spesa è enorme con poca capacità di recupero di costi e di sprechi, e poi manca di attenzione verso il sud che viene liquidato con poche righe e con concetti aleatori che non spiegano nulla; praticamente in questo contratto il sud è un fantasma, c’è ma non si vede, ed è questo che Salvini non può accettare».
• Perché dice che Salvini non può accettare?
«Il leader della Lega, venendo al sud, ha fatto delle promesse garantendo equità e giustizia; ora deve rimanere ancorato ai valori del mondo liberale di centrodestra e continuare sulla strada che ha sempre percorso, quella del vero federalismo e delle autonomie».
• Effettivamente parlano di identità ci viene subito in mente un Salvini con felpe diverse e parole legate ai territori, quindi ora cosa dovrebbe fare?
«Impossibile dimenticare le espressioni identitarie di Salvini, le sue felpe (anche noi gli abbiamo regalato per primi quella del Salento) in ogni luogo, il suo richiamo forte alle identità, alle radici e alle tradizioni, alle peculiarità di ogni territorio, la giustizia sociale per gli italiani cercata. Ora è giunto il momento di realizzare il progetto».
• C’è anche un ministro alle autonomie, finalmente si parla di un argomento che lei ama; è Erika Stefani, leghista doc. Cosa ne pensa? Guarderà al nord, così com’è accaduto con il referendum sulle autonomie in Lombardia e Veneto, scelta che lei all’epoca giudicò sbagliata, oppure la visione interesserà l’intera penisola?
«Il ministro Stefani è una donna che sa cosa significa fare politica, non è lì per caso, conosce bene la macchina amministrativa, ha fatto tanta gavetta, ha qualità e le idee chiare, è un ottimo profilo, ma spero che non guardi solo nel suo orticello ma abbia a cuore il problema di tutto il Paese. L’Italia ha bisogno di diventare moderna, ha bisogno di una rivoluzione liberale che parta dall’autonomia di tutti i territori. Non bisogna parlare in maniera semplicistica di autonomie dimenticando il federalismo liberale e il federalismo fiscale territoriale, determinante per la crescita del Sud, storicamente colonizzato. Il sud e le periferie d’Italia meritano rispetto e attenzione, non si possono fare passare in secondo piano le identità culturali dei territori che sono difformi, ma questo vale per tutte le regioni, dal Trentino Alto Adige, alla Campania, dalla Romagna al Salento alle isole, è un principio che vale in ogni dove. Salvini deve portare con sé le idee chiare del centrodestra, che è ancora unito».
• Parlando di autonomie lei dice che avete le idee chiare, cosa intende?
«Parlando di federalismo e autonomia si declina tutto in capo alle regioni e il Paese non potrà mai funzionare bene fino a quando ci saranno regioni come la Lombardia che conta su 10 milioni di abitanti, e potrebbe essere il quarto stato d’Europa, e altre come il Molise con 300mila abitanti e la Valle d’Aosta con 127mila circa, perciò prima di ogni cosa bisogna mettere in ordine il regionalismo. Pertanto parlo di un progetto di riordino istituzionale innovativo e coraggioso per mettere in equilibrio i territori, ottenendo inoltre l’abbattimento della spesa pubblica, azzerando gli sprechi».
• Cosa consiglierebbe all’alleato Salvini?
«A Salvini consiglierei di non snaturarsi. Lui ha un’anima rivoluzionaria che lo ha portato sempre a promettere determinate cose, non se ne dimentichi ora. Non dimentichi le promesse fatte in campagna elettorale qui al sud. Dimostri di essere coraggioso e sposi la soluzione giusta. Prenda in mano il disegno di legge che esiste già e che conosce, redatto dal sottoscritto, presentato anche da Fratelli d’Italia, dalla Meloni e da Cirielli, e renda questo paese moderno. Faccia scelte giuste e coraggiose. D’altronde il vero spirito leghista esprime identità, territorio, federalismo fiscale, autonomie, uguaglianza. Tutto questo rappresenterebbe un riscatto per il sud».
• Quindi, secondo lei, mettere mano al regionalismo potrebbe rappresentare la soluzione ai tanti problemi?
«Non dica potrebbe, può dire tranquillamente che rappresenta la soluzione a tanti problemi. Il perché è presto detto: elimineremmo tutti gli sprechi e avremmo immediatamente un risparmio enorme dei costi, cancelleremmo un livello istituzionale superfluo, abolendo le provincie, le città metropolitane, che rappresentano un’ingiustizia clamorosa, al massimo potrebbero essercene 2 città metropolitane, Roma e Milano, ma non 17 che altro non rappresentano se non le provincie delle città capoluogo di regione rafforzando il capoluogo-centrismo, cancellando inoltre tutti gli enti inutili come le società partecipate, comunità montane, aree vaste, aro, ato, gal, etc, che sono vere idrovore di risorse, praticamente elimineremmo tutto quello che Salvini ha sempre combattuto; questa è una riforma coraggiosa che permetterebbe all’Italia di rialzarsi. Riordinare i territori significa mettere ordine nella vita politica, economica e sociale delle persone».
• Cancelliamo sprechi, regioni, provincie e poi? Inoltre, cosa pensa delle Regioni a Statuto speciale?
«Sono anacronistiche se pensate singolarmente, è un concetto ormai vecchio, superato, dobbiamo guardare al futuro, con un progetto nuovo, tutte le regioni devono essere a statuto speciale. Ridisegniamo il Paese in 31 “nuove” regioni omogenee, oppure chiamiamole province o dipartimenti, dalle dimensioni ottimali, uguali e virtuose, efficienti, partendo da nuovi statuti e funzioni chiare, e facendo ciò, dobbiamo tenere conto delle esperienze negative e delle trasformazioni avvenute negli ultimi anni. Lui che è stato sempre un cultore del modello svizzero di Carlo Cattaneo non può dimenticarsene ora. Questo chiedo a Salvini, di avere coraggio».
• Lei parla di sud assente nel Contratto di Governo, eppure c’è anche un Ministro per il Sud, ed è la senatrice Lezzi.
«Se qualcuno riesce a lavorare bene per il sud non può che farmi piacere: qui le criticità sono tante, dai trasporti alle infrastrutture utili per mettere ad esempio il Salento al passo di Bari e il sud con il resto dell’Italia. Per quanto riguarda la sen. Lezzi bisogna ricordare che si è battuta contro la Tap, ora può fare qualcosa; quindi mi aspetto che dalle parole si passi ai fatti. È un ministero nuovo, bisognerà capire bene le funzioni, i poteri, le risorse. Ne discuteremo strada facendo; adesso possiamo soltanto notare che nel Contratto di Governo il Sud è presente con poche, insufficienti, righe».