Politica

Il fattore CT che sta distruggendo il paese

di Alberto Contri

Per diversi anni, per le convention ad alto tasso di tecnologia, ho utilizzato i servizi di una società di informatica gestita da Joe Ghiringhelli, un brillante innovatore (prematuramente scomparso in un incidente stradale negli USA). Con Joe ci ponevamo spesso degli obiettivi molto sfidanti, con annessi problemi mai risolti prima. Lui aveva sviluppato una teoria molto interessante per spiegare come mai alla fine ne venivamo sempre a capo, a differenza di molti altri.

“Vedi – mi diceva – nel nostro paese, a tutti i livelli, imperversa troppo spesso il “fattore CT”. Che significa “culo/testa”. Significa ragionare con il culo, nel senso che i problemi vengono troppo spesso affrontati dalla coda invece che dalla testa: perché è più facile ragionare su ciò che appare lampante a prima vista, piuttosto che ragionare su diverse ipotesi, prendendo in considerazione anche i dettagli meno evidenti. Partendo dalla testa si fa molta più fatica, ma poi la soluzione giusta la si trova, in termini di efficacia, di efficienza, e di rapporto costo/beneficio””.

Ho pensato spesso a Joe a proposito delle soluzioni imposte dal Governo per controllare la poandemia.

A un anno e più di distanza dalle prime manifestazioni del virus, considerando tutto, comincia ad apparire chiaro che il fattore CT ha influito su molte decisioni, contribuendo a scassare gravemente l’economia del paese. Per questi motivi oggi il Governo italiano oggi si trova agli ultimi posti in classifica nei giudizi sulla gestione della pandemia dei più accreditati osservatori internazionali.

Le osservazioni che seguono sono frutto anche di commenti di illustri clinici che però non amano esporsi: si sa, tutti tengono famiglia.

Andiamo per ordine.

1. Al primo apparire del virus sono stati commessi inevitabili errori dovuti ad un virus   sconosciuto che ha colto di sorpresa il mondo medico/scientifico, che si è pure subito diviso.

2. Il CTS si è mosso sulla base delle linee guida di un organismo come l’OMS la cui credibilità si è sempre più indebolita. Inoltre ha applicato riguardo alle possibili terapie individuate sul campo un rigore non applicato ugualmente nel percorso di ricerca dei vaccini.

3. Diversi medici di base e clinici ospedalieri che hanno subito compreso che l’infezione poteva essere bloccata con successo tramite farmaci di uso comune, se curata nei primissimi giorni, sono stati trattati quasi come ciarlatani.

4. Per contro, si è cominciato a considerare come unica soluzione il vaccino, ben sapendo che accelerando così tanto i tempi per la sua individuazione, non si sarebbe comunque stati in grado di garantirne la certa efficacia né la sicurezza nel lungo periodo.

5. È stata completamente trascurata la prevenzione, dimenticando di consigliare l’impiego di vitamine e minerali noti in letteratura per la capacità di tenere a bada la famiglia dei coronavirus: vit. C e D, selenio, zinco, e antiossidanti in generale.

6. Con il passare del tempo, è emerso sempre più chiaramente l’importanza della cosiddetta medicina del territorio, costituita dal medico di base (un tempo il “medico di famiglia”) che si è sempre più spesso trasformato in un burocrate fornitore di ricette, del tutto impossibilitato a seguire accuratamente i suoi 1500 mutuati, figuriamoci a visitarli a domicilio.

7. Nelle dichiarazioni dei vertici della salute e dei politici si continuava a citare l’importanza fondamentale della “medicina del territorio”, ma nulla veniva fatto per potenziarla. Quasi bastasse evocarla di continuo per riformarla.

8. Risultato: agendo con la C invece che con la T, la farraginosa lentezza della “medicina del territorio” (per non parlare dei numeri verdi sempre occupati) ha fatto sì che si attendessero almeno dieci/quindici giorni senza prestare le cure giuste a domicilio, indirizzando poi all’ospedale pazienti già in parte condannati perché nel frattempo avevano sviluppato la cosiddetta “tempesta citochinica”.

9. Inevitabilmente sono state subito saturate le terapie intensive. Ne sono state costruite di nuove di gran corsa, e i pazienti con altre patologie sono stati messi in impossibili liste di attesa. Molte patologie gravi hanno così smesso di essere trattate.

Perché non si è intervenuti sul primo ingranaggio, quello chiave, lo snodo del medico del territorio?

Perché era un problema assai impegnativo da risolvere a livello burocratico, perché avrebbe significato ammettere tutti gli errori commessi in passato, consentendo addirittura ai medici di base di non dipendere dal Ministero della Sanità, ma di esserne dei professionisti convenzionati.

Con una scelta decisiva fatta subito si potevano assumere molti medici da affiancare ai medici di base oltre a precettare i medici dell’esercito così da raggiungere il risultato primario di intervenire con tempestività e celerità su tutti i pazienti, e a domicilio. E sarebbe costato molto meno, innanzitutto in vite umane. Senza contare gli enormi ulteriori costi delle terapie intensive, del personale, dei materiali di consumo e il costo sociale delle cure non prestate per altre patologie.


10. Il Prof. Remuzzi, Direttore Scientifico dell’Istituto Mario Negri, ha recentemente dichiarato che nella maggior parte dei casi è possibile stoppare il virus entro tre giorni con il Nimesulide, farmaco di uso comune per i dolori, curando il paziente a domicilio.

11. Altri medici lo avevano già sostenuto, ma le loro tesi non sono state considerate sufficientemente provate. Così si è proceduto con tetragona insistenza nello scassare l’economia di interi comparti del paese che potevano e possono essere evitati sapendo di avere a che fare con una sorta di influenza pericolosa ma curabile a domicilio, come alcuni ricercatori, subito esposti al ludibrio, avevano sostenuto fin dall’inizio.

12. Per mesi i giornalisti medici e non, hanno inoltre promosso l’impiego del paracetamolo, che il prof Remuzzi ha spiegato non essere adatto in fase precoce, anzi, addirittura controproducente.

13. Fa scalpore, nelle ultime ore, la notizia di un farmaco in grado di bloccare il virus, sviluppato in Inghilterra da Astra Zeneca. Si base sull’impiego degli anticorpi monoclonali, già sperimentati con successo da diversi clinici italiani nella scorsa primavera. E guardati invece con la solita sufficienza. Fa ancora più scalpore che un farmaco analogo sviluppato in Italia, sia autorizzato in Europa e non nel nostro paese!

14. Alla scadente e scoordinata comunicazione vengono universalmente attribuite molte responsabilità. Quella del Governo è stata considerata come una delle concause della confusione tra i cittadini dallo stesso Prof. Ricciardi, consulente del Ministro Speranza. Una comunicazione adeguata, abbinata ad alcune precauzioni fatte ben comprendere con costanza, avrebbero evitato le drastiche e tardive decisioni che stanno distruggendo l'economia del paese.

15. On y soit qui mal y pense, ma nei più diversi ambienti si ritiene che le redini della comunicazione governativa siano state avocate a sé da Rocco Casalino, per metterla unicamente al servizio della ricerca di popolarità per il Premier.

 

Si potrebbe continuare aggiungendo i pasticci combinati con le mascherine e poi con le siringhe da un Commissario Straordinario che aveva già dato pessima e tragicomica prova con l’acquisto di inutili banchi a rotelle. Anche in questo caso è stato privilegiato il ragionamento con la C del fattore CT. Vengono inoltre definiti complottisti coloro che sospettano un robusto sostegno a questo fattore dato dagli interessi delle multinazionali del farmaco. Così come vengono ritenuti tali quanti sostengono  che i lockdown o il ventilato passaporto sanitario costituiscano la sperimentazione in vivo di una forma di controllo sociale imposto a livello mondiale.

Qui entriamo in un’area di fantapolitica e di fantamedicina, ma nessuno può negare che sembri di vivere alla lettera le pagine scritte da George Orwell settanta anni fa.

 

Che sulla tolda di comando regni molta confusione, e che la situazione sia grave ma non seria - come diceva Flaiano - lo dimostra poi il testuale resoconto dell’incontro tra la delegazione di Italia Viva e i vertici del Governo riportato dal Corriere della Sera il 23 dicembre, in cui la Ministra Bellanova e l’On. Boschi rimproverano a Conte e Gualtieri di aver pasticciato con un emendamento alla legge di Bilancio.

“Chi ha mai detto che volevamo fare un emendamento alla legge di Bilancio?” dice Conte. Boschi: “Lo avete detto voi all’articolo 184 della legge di bilancio” […] Bellanova: “Ma ci state prendendo in giro!”. Conte: “Ma no, non era un emendamento”. Boschi: ”Guarda che sappiamo come si scrive un emendamento, ed era formulato proprio in quel modo”. Bellanova: ”Va bene, allora se non sapete nemmeno che cos’era vuole dire che questo è un governo non inutile, ma pericoloso”. Conte insiste. Mormorio al suo fianco. Gualtieri e Fraccaro: “Ehm, presidente si, effettivamente è così, era un emendamento” […] Boschi insiste con la matita rossa e blu: ”C’è anche un problema che riguarda la prescrizione nella parte relativa alle riforme di sistema”. Gualtieri: “Ma veramente? Io non l’ho letto”. Bellanova: “Complimenti, non lo hai nemmeno letto. Ma perché dovremmo discutere con chi non legge neanche i testi? Perché?”.

Come se non bastasse, il 16 dicembre il Tribunale di Roma, in una causa civile, sentenzia che “I Dpcm sono in realtà viziati da molteplici profili di illegittimità e, come tali, caducabili”.

Se questo è il quadro, e non solo per la puntuale applicazione del fattore CT, prima o poi urgerà organizzare una Norimberga sull’intera faccenda.

Perché “questo Governo non è inutile, ma pericoloso”.

Parola di Ministra.