Politica

Il patrimonio Pd? Né a Renzi né a D'Alema

Sarà battaglia legale in caso di scissione

Aria di scissione nel Partito Democratico con l’ipotesi di un partito a sinistra del Pd (con esuli della minoranza dem) sempre più concreta. Massimo D’Alema (che ha già annunciato la nascita del suo movimento, Consenso, accreditato dall’ex segretario della Quercia al 10%), ha incontrato nei giorni scorsi Nichi Vendola e Nicola Fratoianni (rispettivamente presidente di Sel e deputato di Sinistra Italiana).

Ma se la scissione dovesse verificarsi, che fine farà il patrimonio ereditato dal Partito Comunista Italiano, poi finito nelle casse del Pds e dei Ds? Perché il PD non possiede quasi nulla in fatto di immobili.

Quasi dappertutto è inquilino degli ex Ds. I circoli, infatti, si trovano in immobili di proprietà delle 56 fondazioni che hanno ereditato l’immenso patrimonio immobiliare del Pci. E la scelta fatta anni fa di affidare tutto a fondazioni e non direttamente nelle mani del partito fu presa proprio per evitare ogni tipo di polemiche in caso di scissione.

Il patromonio (delle fondazioni) è composto da circa 2.400 immobili, oltre a 410 opere d’arte, tra cui pure due Guttuso e altre opere di Mazzacurati. È l’enorme tesoro a “filiera corta” che il Pci ha trasmesso a Pds e Ds, salvo poi essere tolto di fatto al Pd con un’abile mossa dell’ex tesoriere diessino Ugo Sposetti, fedelissimo di Massimo D’Alema. “Faremo una class action promossa da ex iscritti ai Democratici di Sinistra – annuncia Bonifazi, tesoriere del – perché quel patrimonio appartiene alla storia del nostro partito e non a una fondazione privata”.

Un patrimonio che, in euro, vale almeno mezzo miliardo. Ma secondo i renziani si arriva anche a toccare il miliardo. Un ammontare di beni che Sposetti, allora tesoriere, divise in circa 62 fondazioni e associazioni dislocate in tutta Italia. “Fu una mossa per tenere il patrimonio al riparo dai creditori dei Ds, che avevano accumulato centinaia di milioni di debiti ma soprattutto per evitare che finisse al Pd”, fanno sapere dal Nazareno.

Ma se il Pd dovesse scindersi cosa accadrebbe? Mauro Roda, da sempre vicino a D’Alema per ora non si sbilancia, ma avverte: “Io mi sono battuto sino alla fine, nel 2007, per sommare Ds e Margherita e far nascere il Pd. La Fondazione è però un’altra cosa, sin dall’inizio. Noi le sedi le diamo a chi ce le chiede. Siamo una fondazione il cui scopo è quello di diffondere la cultura socialista e riformista. Già adesso non diamo le nostre sedi soltanto al Pd, ma anche a circoli Arci e ad associazioni culturali”.

Secondo diversi parlamentari del Pd in caso di scissione "è estremamente probabile" che tutto finisca con una guerra legale tra renziani, dalemiani e fondazioni.