Politica

Kissinger muore e il Pd è in una deriva ideologica e culturale senza freno

di Salvatore Passaro

Una soffocante modernità/ Accadrà anche questa volta in Italia, la sinistra si accomoderà sui sedili che la destra ha preparato, senza sporcarsi le mani...

Dalla morte di Kissinger alla guerra in Israele: la deriva ideologica e culturale senza freno della Sx

Un giorno simbolico, si apre una nuova era o di quello che ne rimarrà fra qualche decennio. Kissinger muore oggi, il potere USA cambia direzione con all'orizzonte il personalismo presidenzialista che segna una variante (non una crepa) nelle democrazie rappresentative ma non nell'idea di democrazia occidentale.

Se la democrazia è solo occidentale (pochi paesi al mondo e tutti nel mondo cosiddetto libero), allora la democrazia non può che essere occidentale. Non ha una sola formula, ne ha tante. Nelle sue varie formule si avvia verso una personalizzazione dell'esecutivo (teoria dell'esecutivo forte su cui si arrampica il premierato suggerito dalla destra italiana al potere, claudicante progetto). Fenomeno che già affondava radici nelle formule francesi, nel cancellierato tedesco e trovava a suo agio i liberali di tutti i paesi occidentali.

Come sempre, accadrà anche questa volta in Italia, la sinistra si accomoderà sui sedili che la destra ha preparato, senza sporcarsi le mani. Le ultime primarie possono essere definite come un embrione di premierato (ignorare i voti di un meccanismo democratico-rappresentativo dei circoli per dare ad una massa senza nome il diritto di voto non è forse populismo più premierato messi insieme? Immaginiamoci quando questo sarà alla loro portata anche nelle istituzioni. Pensate che rinunceranno?) Ma il dibattito soffocato degli esponenti della cultura di sinistra sta soffocando a sua volta l'intero dibattito politico italiano.

Il PD è in una deriva ideologica e culturale senza freno, l'ignoranza con cui vogliono rifondare il Parnaso dei valori che loro stessi hanno già buttato giù farebbe tenerezza se non fosse così squallido nelle intenzioni (una classe di politicanti , giornalisti e opinionisti che ha solo voglia di farsi pagare per vivere scrivendo articoli-tv-libri, e vivere di diritti grazie alla lobby che permette ad un pugno di editori di mantenere tutto questo, in sostanza).

Infine, Israele: la sottile differenza fra antisionismo e antisemitismo che permette loro di poter attaccare Israele e persino celebrare il 7 ottobre è la foglia di fico dell'ignoranza con cui oggi la sinistra in Italia (e, ahimè, anche nel mondo) si schiera a favore di un progetto efferato come Hamas. Che non è la Palestina ma un gruppo di gente che ha capito (come i libici decenni fa) come diventare miliardari sventolando la bandiera dell'integralismo arabo.

Comodo capro espiatorio di tutte le monarchie arabe (non c'è una sola democrazia nel Medio Oriente arabo, tanto per intenderci) che anestetizzano e relegano la spinta insurrezionale del proletariato arabo sotto il cappello della redenzione musulmana, a cui ogni povero del mondo si affida come fu nei secoli passati la speranza (disperata) delle classi povere cristiane e cattoliche.

Per contrappasso storico dimenticano che solo Craxi e Andreotti difendevano l'OLP e gli Arabi, a volte contrastando persino gli USA (inutile ricordare Sigonella adesso). E in America Latina solo Craxi incarnava l'internazionalismo solidale nei confronti dei partiti di sinistra (vera e sofferente). Mentre i giovani dirigenti del PCI che un giorno avrebbero fondato cespugli senza senso andavano a ballare a Cuba, schierandosi sempre e soltanto a favore del sovietismo immaginandosi epigoni di Gramsci al sole dei caraibi che colorava di bruno il pallore della loro pavidità E se qualcuno non sa definire la sinistra di oggi, rimando al saggio di Rampini sul suicidio dell'Europa: il senso di colpa fatto a sistema come leva per conquistare il potere, cooptando tutti i media e inventando minoranze per cavalcarne l'ascesa.

Per questo strano meccanismo (preapocalittico) ogni maggioranza oggi va al governo per riparare i presunti torti non delle minoranze ma di piccole comunità che si arrogano il diritto di essere minoranza e antepongono i loro diritti a quelli di tutto il resto delle minoranze. Si arrogano il diritto di essere la modernità, commettendo l'errore intellettuale forse più denso di conseguenze. Quello di pensare che la modernità sia progresso, mentre ne è soltanto un colore.