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Politica
L'incredibile assist di Weber a Meloni spiana la strada a Fitto per la vicepresidenza Ue
Manfred Weber e Giorgia Meloni

Asse Weber-Meloni su Fitto

Manfred Weber è un politico di poche parole, per cui la politica è fatta di mediazione compromessi e di lealtà. Forse è per questo che malgrado cinque anni fa fosse rimasto assai scottato dalla elezione della Von der leyen, quando il candidato per la presidenza della commissione era lui (ma fu bruciato dal veto di Emmanuel Macron ), a questo giro non ha fatto certo mancare il suo apporto per arrivare ad una riconferma della stessa.

I suoi rapporti con il nostro paese sono stati altalenanti. Al parlamento europeo ininterrottamente dal 2004, presidente del gruppo più numeroso, la sua voce è una di quelle di maggior peso all’interno dell’Europarlamento. Con Silvio Berlusconi ha avuto spesso confronti anche aspri, mentre con Raffaele Fitto ha da sempre un ottimo rapporto. Forse è anche per questo che il presidente dei popolari ieri è piombato, un po’ a sorpresa a Roma (città che lui adora) per parlare informalmente prima con Fitto e poi con la stessa premier Meloni. Una visita che è servita per dare lo scontato assenso dei popolari alla nomina di Raffaele Fitto ( e come poteva essere altrimenti, dal momento che proprio Fitto nei suoi lunghi anni al Pe ha avuto il grande merito di rappresentare un vero e proprio ponte tra i conservatori e appunto i popolari di Weber) ma anche per dare una propria visione del nostro paese che forse ancora una volta stupisce quanti pensano che il governo italiano e la Meloni siano isolati in Europa.

In una lunga intervista al Corriere della sera il politico bavarese, infatti, smentisce quanti innanzitutto potevano pensare che tra i popolari e la Meloni i rapporti fossero incrinati dopo il voto contrario di Fdi alla riconferma della Von der Leyen il 18 luglio scorso. «Per me come leader del Ppe è impossibile ignorare o isolare l’Italia. È un Paese centrale in Europa, uno dei padri fondatori. In Italia c’è una popolazione pro-europea, non c’è nessun partito che vuole uscire dall’euro come invece in altri Paesi. Lavorerò sempre per includere l’Italia nel processo delle decisioni».  Ha detto il presidente dei popolari, elogiando la politica della premier italiana, definita pro-europea e propositiva.

Insomma se uno come Weber che certamente sarà, come già nella scorsa legislatura, centrale all'interno del prossimo parlamento, essendo presidente del gruppo di gran lunga maggioritario, si lascia andare a simili “sviolinate” sulla Meloni, è chiaro e probabile che l'atteggiamento della Von der Leyen ( che comunque a lui deve sempre rispondere) non potrà certo essere troppo ostile, come qualche facile profeta di sventura va dicendo da settimane. Raffaele Fitto, dal canto suo, rappresenta per il governo italiano e per Giorgia Meloni una sorta di cambiale in bianco, e sono in molti a sostenere che alla fine la premier italiana la spunterà anche sulla vicepresidenza esecutiva.

Ma le parole che forse stupiscono maggiormente sono quelle che Weber dedica a Macron (i cui rapporti come è facile immaginare certo non possono essere idilliaci) e a Scholz. “Meloni e Tajani hanno preso molti voti alle Europee, a differenza di Macron e Scholz, che ne sono usciti come i grandi perdenti. Io sostengo l’attribuzione di un forte ruolo per l’Italia” e ancora di conseguenza ribadisce ancora una volta quale deve essere il ruolo italiano “Io voglio vedere l’Italia tra i Paesi che guidano l’Unione e questo è il motivo per cui sono qui.” Insomma, un vero e proprio endorsement che in una fase così delicata come quella attuale, fa certamente presagire che per il nostro paese la strada verso un ruolo di primo piano sia quasi spianata. Altro passaggio assai fondamentale è quello sulla politica migratoria, verso la quale Weber riconosce il grande merito della Meloni nell’aver adottato una politica propositiva ad un problema annoso, come quello della gestione dei flussi migratori irregolari, sulle coste europee. “Sull'immigrazione bene le politiche italiane. Lavorerò sempre per includere l'Italia nel paniere delle decisioni. Meloni e Tajani sono coloro che stanno difendendo gli interessi italiani a Bruxelles. Il governo italiano? È serio, credibile, responsabile” per poi dedicare una battuta al commissario in pectore Fitto che definisce un ottimo amico. Insomma, sembra proprio che da Weber sia giunto, ieri, un gran bel assist per Giorgia Meloni, che per fare a meno di una delle sue punte di diamante come è il ministro Fitto, voleva precise garanzie, che sembrano essere arrivate per interposta persona dal presidente dei popolari.






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