Politica
La Boldrini non si dà pace per l'elezione di Fontana ed evoca il fascismo
L'ex presidentessa della Camera non riesce ad accettare che un suo successore alla Presidenza, Lorenzo Fontana, sia stato democraticamente eletto
La Boldrini non si dà pace per l’elezione di Fontana alla Camera ed attacca la Meloni
Laura Boldrini in queste ore non di dà pace. La si vede agitata e sbuffante più del solito, sembra una tarantolata che saltella nel Transatlantico con un libro sotto braccio, uno dei tanti che hanno successo editoriale parlando male di Mussolini, “L’ascesa al potere di Mussolini (1919 – 22)”, scritto da Federico Fornaro, capogruppo di Leu della scorsa legislatura (e te pareva). Consigliamo alla Boldrini di leggere anche “M. il figlio del secolo”, “M. L’Uomo della provvidenza”, “M. gli ultimi giorni d’Europa”.
Si tratta di una triade che sfrutta il trucchetto ben collaudato del romanzo storico per poter scrivere quello che vuole, tra cui inesattezze e deformazioni. Con questo espediente lo scaltro Scurati è ormai da anni ai primi posti dei libri più venduti, un po’ come quegli atei che ficcano il nome di Dio ovunque appunto per vendere. Cara signora deputata inoltre le diamo una dritta, “M.” potrebbe stare pure per Meloni, se ne era mai accorta? Ma torniamo al contingente fattuale.
Dell’elezione di Fontana allo scranno che fu suo (e che ora e per sempre vedrà col binocolo) ha detto: "È una figura putiniana, non credo possa rappresentare tutta la Camera" e subito le è saltellato accanto l’indiavolato Zan che sente odore di vicepresidenza ideologica (e non per meriti): “È una provocazione irricevibile e una scelta scellerata. Avere un presidente pro Putin, omofobo e misogino mi pare sia una cosa molto grave".
Il furbacchione cerca di tirare dentro le femministe che hanno criticato come liberticida e contro le donne proprio il suo DDL, fortunatamente affossato. Ma torniamo alla Boldrini. L’ex presidentessa della Camera, nota universalmente per interpretare il femminismo da combattimento con fondamentali battaglie a sostegno dello storpiamento linguistico che hanno fatto ridere mezzo mondo, proprio non riesce ad accettare che un suo successore alla Presidenza, Lorenzo Fontana, sia stato democraticamente eletto. Per lei è troppo, non ce la fa. Con il libro sotto braccio che mostra a tutti pavoneggiandosi come un tacchino è colta durante esternazioni del tipo: “Non tutte le donne sono uguali e non è detto che se una donna arriva ad essere Premier faccia politica a vantaggio delle donne. Penso che Meloni non abbia mai messo questo punto tra le priorità, non credo ci saranno cambiamenti per le donne e tra l’altro è il partito con meno elette”.
Ohilà, e noi che pensavamo che “donna è per sempre”, un po’ come i sacerdoti o l’anello. Quindi la Boldini è giunta alla conclusione che non tutte le donne sono uguali e quindi non basta essere semplicemente ed antropologicamente “femmina” per essere superiore (?) a tutti, in una sorta di visione eugenetica del genere sessuale. Veniamo così a sapere che si sono donne e donne, donne buone e donne cattive, un po’ come ovunque ci sono preti buoni e preti cattivi, muratori buoni e muratori cattivi, idraulici buoni e idraulici cattivi.
Fa quindi tenerezza che l’ex presidentessa della Camera sia giunta a questa tardiva conclusione antropologica o dovremmo dire femminologica, per storpiare un pochino le parole come fa lei? Quindi la Boldrini ritiene oltretutto la Meloni il capo (la capa?) di un partito “maschilista” perché ha eletto “poche donne”. Ma non sarà per caso cara e supponente e saccente onorevolissima che la Meloni, come più volte ha detto, utilizza il criterio del merito e non quello di avere o meno un datato fiocchettino rosa intrecciato a ghirlandare i capelli? Non ha capito che gli italiani e le italiane (così non si incucuzza ulteriormente) sono stufi di vedere gente che ha percorsi facilitati e privilegiati senza alcun merito che non sia quello biologico? Non è razzismo di genere questo?
Lei è stata una miracolata della sinistra ed è stata eletta solo come punto di caduta di visioni diverse ed inconciliabili, non ha avuto alcun merito –se così si può chiamare- se non quello di essersi poi abbarbicata come una cozza sugli scogli al potere sfruttando il radicalchicchismo di sinistra, quello degli attici al centro, del popolo della ztl, delle tartine imburrate al salmone.
La sveglia che ha preso qualche giorno fa in una piazza di Roma da un paio di ragazze di sinistra non l’ha fatta maturare un po’? Non ha sentito che cosa le hanno contestato queste vere figlie del popolo, comuniste peraltro? Una le ha gridato di andare via dalla piazza perché non le rappresenta. E pensare che erano ad una manifestazione per avere gratuitamente la pillola per l’aborto, uno dei suoi (falsi) cavalli (cavalle?) di battaglia? Lasci quindi perdere la Meloni e si preoccupi piuttosto di salvarsi la cadrega che la pacchia non è infinita e poi deve tornare a lavorare come tutti ed allora addio alle ingrifature al salmone.