Politica

M5S, la faida tra Raggi e Lombardi. La Roma pentastellata come il Far West

Marco Zonetti

Il m5s romano si prepara alla battaglia per la riconquista del territorio capitolino, messo in pericolo dalle vicende che coinvolgono Virginia Raggi

La Roma pentastellata è diventata il Far West. Il m5s romano piazza i carri in cerchio e si prepara alla battaglia per la riconquista del territorio capitolino, messo in pericolo dalle vicende che coinvolgono Virginia Raggi. L’ascesa e la caduta della Cenerentola con gli occhioni da cerbiatta che, da semplice stagista addetta alle fotocopie in un noto studio legale, si era trasformata nella sindaca di Roma grazie al tocco di magia della fata Beppe Grillo complice la Casaleggio & Associati, minacciano irrimediabilmente la tenuta della giunta pentastellata e i grillini romani capeggiati da Roberta Lombardi corrono ai ripari.


Messa da parte assieme al suo uomo (politico) di riferimento Marcello De Vito prima della designazione del candidato sindaco del m5s, la Lombardi non ha perdonato la Raggi e il suo dossier contro il rivale, ora Presidente dell’Assemblea Capitolina, e ha tessuto in tutti questi mesi l’ordito di una ragnatela di attacchi più o meno velati (fra cui anche l’esposto in Procura contro Raffaele Marra, ex braccio destro della sindaca) aspettando con trepidazione che Virginia Raggi andasse a imprigionarvisi.


La Raggi, per via di scelte scomode quali l’incarico affidato a Marra, la nomina del fratello di lui Renato e lo stipendio triplicato del fido Salvatore Romeo, ha finito per cadere suo malgrado nella trappola della nemica e oggi è diventata, per il m5s romano e nazionale, una patata bollente da scaricare al più presto.


Malgrado le professioni pubbliche di sostegno incondizionato alla Raggi, il malcontento serpeggia tra le file pentastellate e si cerca, a giudicare da quanto si legge nelle chat private e nei gruppi segreti, di limitare i danni d’immagine provocati dai flop della sindaca, per attuare una sorta di “imenoplastica” politica. La soluzione è quella del passo indietro della sindaca per favorire Marcello De Vito, con ogni probabilità operando un rimpasto nella giunta così da nominarlo vicesindaco affidando a Luca Bergamo un altro incarico. Nominando De Vito vicesindaco sarebbe di fatto consequenziale la sua investitura a primo cittadino della Capitale, quella che – per moltissimi attivisti pentastellati – doveva essere già formalizzata molti mesi fa, se non si fosse messo di mezzo il famigerato “dossier” volto a screditarlo.


Roberta Lombardi, dopo il post di qualche tempo fa in cui citava Martin Luther King (forse ritendendosi sua emula o erede), ieri ha pubblicato uno scritto in cui ripercorre la propria storia decennale nel m5s lasciando intendere fra le righe di essere quella pura, quella giusta, quella che ci aveva visto bene fin da subito proponendo il suo uomo di riferimento De Vito contro la Raggi. La deputata ex capogruppo alla Camera ha molti seguaci, ovviamente anche fra i consiglieri comunali, che vedono nella débacle Raggi un’onta che potrebbe compromettere la loro carriera politica. Tutti infatti pensano alle prossime parlamentarie on-line ove candidarsi in cerca di un posto in Senato o alla Camera, o addirittura – se dovessero conquistare il Governo del Paese – a Palazzo Chigi. Un bottino troppo ghiotto per inimicarsi colei che potrebbe avere in pugno le loro sorti.


Che il sostegno alla Lombardi sia una carta vincente per far carriera politica nel m5s romano è un dato di fatto. Senza entrare nel merito delle chat al vaglio della Procura, basti pensare che, nel terzo municipio romano, feudo della Lombardi e del suo protégé De Vito, abbiamo come presidente Roberta Capoccioni, ex assistente della deputata; fra gli assessori troviamo Giovanna Tadonio, moglie di De Vito; e quest’ultimo è stato nell’ordine candidato sindaco della Capitale, consigliere comunale, presidente dell’assemblea capitolina e, in un futuro prossimo, forse addirittura sindaco di Roma.


Ma chi vincerà la lotta di potere tutta al femminile nel mondo di Gaia approdato nell’Urbe? I vertici e, di conseguenza, gli eletti seguiranno Roberta Lombardi o faranno quadrato attorno a Virginia Raggi, anziché consegnarla come “vergine sacrificale” al mostro della rete pronto a sbranarla viva a un solo cenno dei diarchi Grillo e Casaleggio jr.?


Come finirà la favola di Cenerentola, questa volta? L’ex addetta alle fotocopie resterà al Campidoglio a ballare come prima cittadina oppure, perderà entrambe le scarpette di cristallo e si ritrasformerà in una romana qualunque al dodicesimo funereo rintocco lasciando il campo libero alle “sorellastre”? Una favola per chi trionferà – visto lo stipendio di sindaco – ma un incubo per i romani, costretti ad assistere impotenti a giochi di potere che stanno per distruggere definitivamente quel che restava della città.