Politica
Letta e Brunetta nel partito di Draghi. Ma Calenda esclude il M5s e FdI
Pd e Forza Italia in convergenza, ci si immagina un'alleanza anche dopo il 2023 con Draghi premier forever. Ma è polemica col M5s
Calenda ufficializza il partito di Draghi premier: "Con la stessa maggioranza lui premier anche dopo il 2023"
"Se dopo le elezioni del 2023 ci sarà la stessa maggioranza di oggi voglio vedere chi potrà dire: non governa Draghi, governi Michetti. Draghi non vuole fare politica, ma vuole governare". Lo ha detto Carlo Calenda a margine dei lavori del congresso di Azione, ufficializzando quello che si percepiva già da un po': è nato il partito Draghi. E, attenzione, non ne fanno parte solo i centristi. Anche il Partito Democratico e Forza Italia si avvicinano a gran passo verso SuperMario.
La giornata è raccontata così dal Corriere della Sera: "Alle 9.30 al Palazzo dei Congressi dell’Eur c’è già il pubblico delle grandi occasioni: oltre mille partecipanti fra delegati e iscritti e le prime file già occupate da Enrico Letta (Pd), Roberto Speranza (Leu), Giovanni Toti (Coraggio Italia), Ettore Rosato (Italia viva), Benedetto Della Vedova (+Europa). Ad eccezione del leghista Giancarlo Giorgetti che si collegherà da remoto".
Il nodo delle alleanze: no di Calenda al M5s. Anche Brunetta si espone sul "Draghi forever"
Il nodo è quello delle alleanze. Continua il Corriere: "Ma a dominare è anche la riflessione sul prossimo appuntamento elettorale. Letta preconizza un campo largo del centrosinistra con dentro anche Azione (...) Per Calenda la cosa si potrebbe anche fare a condizione che non ci siano i 5 Stelle". E ancora: "Una mano tesa che sembra prefigurare l’ipotesi di un governo largo anche dopo le elezioni del 2023. E allora non è un caso se la replica di Calenda non sia un’alzata di spalle: «Se la Lega è quella di governo, che accetta per l’Italia il destino comune europeo e diventa un partito popolare italiano assieme a Forza Italia, ci si deve dialogare. Se invece è quella di Salvini che un giorno dice una cosa e il giorno dopo un’altra, no»".
Il Fatto Quotidiano lo chiama il partito del "Draghi forever". "Tre indizi fanno una prova. In un momento di turbolenze per la maggioranza di governo, il Pd rimane saldamente a sostegno del premier, immobile e affidabilissimo. I dem si sono intestati il ruolo di partito di Draghi. Per il presente e per il futuro. D’altra parte l’intervento del segretario Letta al battesimo romano del partito di Calenda è difficile da fraintendere".
Da sottolineare anche quello che dice Renato Brunetta in un'intervista a Il Corriere della Sera. "Serve un patto tra riformatori Adottiamo il metodo Draghi anche dopo il voto del 2023", dice il ministro al Corriere. "Ciò che conta è la consapevolezza che quello di Draghi non è un riformismo qualunque, ma un riformismo germinativo, dunque atteso alla prova della sua replicabilità: è la sfida di quest’anno, ma anche del 2023 e oltre. Draghi ha introdotto un metodo e una cultura, non solo di governo, saldamente ancorata allo spirito del riformismo europeista, che adesso deve avere il tempo di innervarsi nelle pubbliche amministrazioni, negli enti locali, nei corpi intermedi, partiti compresi. Io mi auguro che risvegli l’orgoglio responsabile di tutte le classi dirigenti".
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