Politica
M5S, Grillo dichiara guerra a Conte sul simbolo. Se fallisce, scissione. Il piano di Schlein per unire anche Calenda e Renzi
Che cosa accade dopo il congresso pentastellato
La vera "bomba" sarebbe Alessandro Di Battista, ma pare che al momento non abbia alcuna intenzione di tornare in politica. Ma mai dire mai
Beppe Grillo ha chiesto formalmente la ripetizione della votazione della costituente M5S che si è chiusa ieri. Il fondatore del Movimento ha comunicato formalmente la sua volontà da garante di far ripetere le votazioni, in primis quelle che mettono in discussione. E' dunque battaglia aperta. Anzi, guerra. Prima per far ripetere la votazione e se non andasse a buon fine passerà al tribunale per il simbolo.
E' stato Danilo Toninelli a partire alla carica: "Grillo impugnerà tutto, il simbolo del partito è suo". Per l'ex ministro grillino del governo Conte sipreannuncia non solo una battaglia legale per il logo ormai storico del Movimento 5 Stelle ma, all'indomani dell'assemblea costituente che ha sancito la vittoria di Giuseppe Conte e la cacciata dell'ex comico genovese con la cancellazione della figura del garante, anche una (mini) scissione nei pentastellati. C'è però da dire che fonti vicine a Conte spiegano di "non essere preoccupati" e che tutto ieri al Palazzo dei Congressi di Roma si è svolto regolarmente.
A livello parlamentare - spiegano fonti vicine all'ex premier - al massimo uno o due potrebbero lasciare il M5S, mentre la base è un enigma essendo celata dietro l'anonimato del voto online. Al momento, oltre a Toninelli, a seguire Grillo nella sua battaglia per riconquistare il Movimento o per lanciarne uno nuovo che torni alle origini e sia anti-sistema, quindi senza schierarsi nei "progressisti" e cioè nel Centrosinistra, c'è solo Virginia Raggi, ex sindaco di Roma.
La vera "bomba" sarebbe Alessandro Di Battista, ma pare che al momento non abbia alcuna intenzione di tornare in politica anche se mai dire mai. Il Pd vede di buon occhio il congresso del M5S perché non perdere un alleato che, sondaggi alla mano, a livello nazionale vale circa il 10%, però sa che Conte per riconquistare voti potrebbe fare la spina nel fianco dei Dem, a partire dalla politica estera e soprattutto sulle armi all'Ucraina.
Resta poi il nodo alleanze e spostamento verso il centro. Il modello di Elly Schlein è quello dell'Emilia Romagna e dell'Umbria soprattutto, cioè nascondere all'interno di liste civiche centriste Carlo Calenda e in particolare Matteo Renzi. L'obiettivo, con questa strategia replicandola, è quello di vincere anche nelle Marche e ristrapparla al Centrodestra come è stato per l'Umbria.
E a livello nazionale? E' certamente più difficile, ma visto che in teoria le elezioni politiche sono lontane, o Renzi torna nel Pd e quindi il problema non si pone oppure per tenere tutti insieme nel cosiddetto campo largo (che però al Nazareno non usano più come termine perché porta sfortuna) potrebbe nascere una sorta di lista civica nazionale liberaldemocratica che si colloca nel Centrosinistra senza i loghi e i simboli di Azione e di Italia Viva ma che al suo interno abbia candidati di entrambe le formazioni politiche. Non facile, vero, ma la vittoria in Umbria e il congresso vinto da Conte spingono in questa direzione.
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