Politica

Meloni-Macron: 1-1. Il premier italiano segna il gol del pareggio a Bruxelles

Di Giuseppe Vatinno

Giorgia Meloni, la rivincita su Macron arriva al Consiglio europeo

Meloni segna il gol del pareggio con Macron: 1-1 tra il premier italiano e il presidente francese

Se la volessimo metterla sul piano calcistico, giovedì notte a Bruxelles la Meloni ha pareggiato la sua sfida con Macron, che era passato in vantaggio qualche giorno prima a Parigi. Riepiloghiamo.

Il Presidente francese Macron aveva organizzato una cenetta intima a Parigi per soli uomini –ora vanno di moda-, lui e il cancelliere tedesco Scholz e Zelensky. Nessuna donna era stata invitata e tantomeno quella più attesa e cioè Giorgia Meloni. Il tutto a causa del vendicativo comico ucraino che non aveva gradito l’epurazione subita a Sanremo, essendo stato misteriosamente sostituito dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, peraltro a insaputa di tutti.

Dicevamo che la Meloni, giustamente, non l’aveva presa bene ma invece di prendersela con Zelensky se l’è presa con Macron. Non è che il francese non abbia avuto gioco nella cenetta saltata, anzi.

La sua ostilità nei confronti dell’Italia e degli italiani è nota, tuttavia questa volta era meno colpevole del solito. La rivincita per Giorgia è stata appunto giovedì notte quando si è tenuto il Consiglio europeo, composto dai 27 capi di Stato o di governo dell’Unione Europea. Il goal dell’Italia è stato segnato all’ 1 di notte quando una coriacea Giorgia Meloni si impunta sugli 8 emendamenti presentati dall’Italia per modificare le conclusioni del Consiglio europeo.

Non è che l’arbitro non c’avesse provato a danneggiarci. Infatti Charles Michel, che è il presidente, ad un certo punto ha detto che “si era fatta una certa”, naturalmente in inglese e francese, non in romano ma la Meloni -che come noto parla benissimo gran parte delle lingue del mondo tranne il tedesco- ha capito benissimo la manfrina ed ha replicato: «Caro Charles, la tecnica della fretta nella direzione dei lavori la conosco molto bene, l’ho usata anche io nel corso delle riunione notturne sulla legge Finanziaria italiana, ma per me ci sono alcuni punti irrinunciabili, se vuoi puoi anche andare a dormire...».

Capita l’antifona Michel ha mollato e il Consiglio si è chiuso alle tre di notte. L’Italia si porta a casa un bel risultato sui migranti e su altri punti di interesse per il nostro Paese. Ma lo sberlone al francese la Meloni lo restituisce quando Macron prova a dire: «Non mi sembra che possiamo riaprire quello che era stato concordato in sede di Coreper ...». A questo punto il nostro premier picchia duro come in Kill Bill, il film di Tarantino che adora e lo massacra facendolo a fette: «Emmanuel, forse non ho capito bene come funziona questo Consiglio, ma se non mi sbaglio qui siamo in una sede politica superiore al livello del Coreper ed è qui che prendiamo le decisioni, quindi...».  Ma il capolavoro non è questo, o meglio, non è solo questo. Dopo i giornalisti le chiederanno perché in una foto ha le labbra serrate e una postura che designa repulsione umana e fisica verso il francese.

Lei non cade nel tranello e replica alla Andreotti: «Non ho visto questa foto ma, signori miei, siamo stati lì cinque minuti. Un minuto prima io e Macron ci siamo stretti la mano davanti agli stessi fotografi. Ci siamo sorrisi: dopo stavamo chiacchierando con Xavier Bettel, il premier del Lussemburgo, su non ricordo quale vacanza che stava facendo in Francia. Tutto si può raccontare, ma sono rapporti normali. Ognuno difende i suoi interessi, io i miei, Scholz i suoi, e anche Macron, ovviamente, i suoi».

Si va finalmente a dormire ma anche all’Hotel Amigo le dimensioni contano: Scholz ha la suite presidenziale, Macron la semipresidenziale e la Meloni solo una “camera ampia”. Altro schiaffetto, ma siamo certi che la nostra saprà rifarsi alla prossima.