Politica

Il viaggio da Trump, i satelliti di Musk, i casi Belloni-Sala e non solo. Affari svela le mosse di Meloni

Inside da Palazzo Chigi e dai massimi vertici di FdI. Esclusivo

Di Alberto Maggi

La sensazione tra i meloniani è che, non potendo la sinistra criticare il protagonismo di Meloni con Trump, si appigli al “nuovo mostro” Musk

Parlando con i suoi più stretti collaboratori Giorgia Meloni non nasconde la soddisfazione per la missione lampo in terra americana. L’accoglienza calorosa di Donald Trump nella sua villa di Mar-a-Lago, unitamente al fatto che di fianco al neo presidente ci fosse una parte significativa del prossimo stato maggiore trumpiano (dal Segretario di Stato Rubio al Segretario al Tesoro Bessent, dal Consigliere per la sicurezza nazionale Waltz al prossimo ambasciatore a Roma Fertitta), lascia ben sperare per un rapporto davvero proficuo.

E anche negli USA si respira quest’aria: c’è l’idea concreta che l’Italia guidata da Giorgia Meloni possa essere un partner privilegiato tra i Paesi europei. Meloni sa che non saranno tutte rose e fiori ma è pronta a giocarsi la sfida, mettendo al primo posto - come spesso ama ripetere - “l’interesse nazionale italiano”. E in fondo proprio l’urgenza di confrontarsi con l’alleato americano sul caso di Cecilia Sala va in questa direzione.

Meloni ha fatto una promessa alla famiglia della giornalista italiana e intende mantenerla. E tranne qualche puntura di spillo di Matteo Renzi - che a via della Scrofa giudicano un postumo fuori luogo della polemica sulla norma anti-finanziamenti arabi - il resto dell’opposizione non può certo attaccare su questo. Ed è così che per tutta la giornata di ieri - nonostante le smentite categoriche di Palazzo Chigi - da Pd e M5S sono piovuti attacchi contro il governo, non per la missione americana ma per l’anticipazione di Bloomberg su un imminente accordo da 1,5 miliardi tra governo italiano e SpaceX di Elon Musk per l’acquisto di tecnologie satellitari da destinare principalmente alle comunicazioni criptate in ambito di difesa e di sicurezza nazionale.

La sensazione tra i meloniani è che, non potendo la sinistra criticare il protagonismo di Meloni con Trump, si appigli al “nuovo mostro” Musk che pure - forse non casualmente - questa volta non era nemmeno presente all’incontro Trump-Meloni.

E così, ragionano in FdI, è destinata all’ennesimo buco nell’acqua anche la campagna della sinistra contro la cosiddetta “tecnodestra” guidata da Musk, a maggior ragione dopo l’annuncio dell’ingresso dell’editore di Repubblica John Elkann nel CdA di Meta, il colosso social di Mark Zuckerberg. Come a dire che chi ha sempre beneficiato di algoritmi e censure della tecnosinistra avrà il fiato corto nell’attaccare Musk ora che il capo di GEDI entra alla corte del patron di Facebook e Instagram.

Meloni sa che ad abbassare la polvere non contribuisce Matteo Salvini, geloso del rapporto con Musk e forse non troppo felice - sussurrano i malevoli - della sintonia con Trump, che contava di gestire da protagonista e che invece in pochi giorni è diventato terreno prediletto della leader di FdI. E infatti, anche per responsabilità dello stesso Salvini, la polemica sul presunto investimento di SpaceX finisce in poche ore col mischiare la sicurezza nazionale con la copertura digitale delle aree interne più remote grazie ai satelliti di Starlink invece che con la fibra di Open Fiber.

Meloni lascia fare, sa che il tempo gioca a suo favore e che gli italiani non si stracceranno le vesti in nessun caso. Intanto guarda con curiosità a quanto accade fuori dai confini nazionali. In Canada il premier Trudeau - che ha appena ereditato proprio da Meloni la guida del G7 - si è appena dimesso per faide interne al suo governo, ci si avvia a nuove elezioni ed è molto probabile un successo dei Conservatori, legati ad ECR di Meloni.

E nella vicina Austria naufraga il tentativo di governo multicolore e si va spediti verso un nuovo governo di centrodestra, guidato addirittura dal leader di ultradestra Kickl, alleato europeo di Salvini, in coalizione con i Popolari.

Una circostanza che allarma Berlino, dove a poche settimane dal voto si teme un effetto emulazione verso quella Afd ormai apertamente sostenuta proprio da Musk, e che viene vissuto con preoccupazione anche a Bruxelles, dove invece potrebbe arrivare a sorpresa l’ex capo dei nostri servizi segreti Elisabetta Belloni, che proprio ieri ha annunciato le sue dimissioni dal DIS.

A Chigi si nega risolutamente che il passo indetto di Belloni sia il frutto avvelenato di un dissidio con il potente Sottosegretario Mantovano proprio sulla gestione del caso di Cecilia Sala, così come la stessa Belloni nega di essere destinata ad altro incarico. Eppure Giorgia Meloni pare sarebbe davvero felice di affiancare Belloni a Ursula von der Leyen per aiutarla a gestire un dossier delicato come quello dei migranti e dei rapporti col Nord Africa. Per ora tutti negano e spesso proprio questo lascia pensare che alla fine si farà veramente. Staremo a vedere.

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