Politica
Mes, Conte: “Telefonata a Di Maio? Il M5s non cerca sponde, non ne ha bisogno"
Il leader del Movimento 5 stelle ha ribattuto alla notizia secondo cui un alto esponente dei pentastellati avrebbe chiamato Luigi Di Maio
Mes, Conte: “Telefonata a Di Maio? Il M5s non cerca sponde, non ne ha bisogno"
"Onestamente non mi risulta nessuna telefonata", dice oggi Giuseppe Conte all’Ansa. La ‘strana’ telefonata in questione è quella raccontata da Repubblica, di un alto dirigente del M5s a Luigi Di Maio per sondare un possibile gioco di sponda sul Mes dopo l'attacco della premier Giorgia Meloni.
LEGGI ANCHE: Conte fa ombra a Schlein e si impone come vero antagonista di Meloni
"Vorrei però chiarire - ha risposto Conte - che il Movimento non cerca nessuna sponda e non ha bisogno di nessuna prova testimoniale per la semplice ragione che gli atti compiuti, a partire dal confronto parlamentare, sono tutti corredati da puntuali prove documentali. E questi documenti inchiodano Meloni dimostrando che ha mentito al Paese". E proprio su questo, il presidente del M5S la settimana scorsa ha chiesto di istituire un giurì d'onore" per "accertare le menzogne denigratorie del presidente del Consiglio Giorgia Meloni" in Aula sul Mes. Secondo Repubblica, pochi giorni fa, un altissimo dirigente dei 5 Stelle ha chiamato l’ex capo politico del Movimento. Dall’altro lato della cornetta c’era appunto uno dei fedelissimi dell’ex premier, tutt’ora operativo in Parlamento. Obiettivo: chiedere al vecchio capo politico cosa ne pensasse della vicenda Mes. Capire se si potesse giocare di sponda.
Erano le ore in cui Giorgia Meloni aveva sventolato in Aula il famoso fax, per dire davanti all’emiciclo di Montecitorio che Conte, quando era premier, aveva autorizzato la firma dell’accordo sul meccanismo europeo di stabilità “alla chetichella”, “col favore delle tenebre” e a governo praticamente già sciolto, a fine gennaio 2021. Accuse subito respinte da Conte: altro che chetichella, c’era stato un voto del Parlamento nel dicembre 2020. Una tesi corroborata da un contro-fax diffuso proprio da Di Maio che ha chiarito come il rappresentante italiano in Ue avesse ricevuto il mandato sul Mes il 10 dicembre, dopo il voto del Parlamento italiano sulla questione.
Conte, con una mossa comunicativa studiata, ha chiesto il gran giurì d’onore alla Camera, per provare a sbugiardare Meloni con un atto ufficiale del Parlamento. Il presidente di Montecitorio, Lorenzo Fontana, per ora ha preso tempo: l’organismo non è stato convocato.