Politica
Mino Dinoi (AEPI) al governo Meloni: "Dl Aiuti? garantire liquidità imprese"
Mino Dinoi, presidente di AEPI: "Bene per alcune misure annunciate dal Governo Meloni, per altre invece chiediamo di più"
Aepi, le richieste del presidente Mino Dinoi al foverno Meloni
Il nuovo governo guidato da Giorgia Meloni ha dimostrato una sensibilità nuova verso l’imprenditoria che costituisce – ricordiamolo - l’ossatura del sistema produttivo italiano.
Poco prima delle elezioni AEPI aveva svolto a Labro, in provincia di Rieti, una sua festa nazionale che era divenuta un momento di incontro con leader politici di primo paino, tra cui appunto il futuro presidente del Consiglio. Ne avevamo parlato qui
Ieri il presidente di AEPI, Mino Dinoi, ha fatto il punto della situazione riconoscendo alcune cose già fatte, ma chiedendo anche un sforzo maggiore. «Bene per alcune misure annunciate dal Governo Meloni, per altre invece chiediamo di più». La Confederazione AEPI- Associazioni Europee di Professionisti e Imprese- interviene sulle novità del dl Aiuti quater, approvato dal Consiglio dei ministri nelle ultime ore.
«Nessuna disperazione - commenta il presidente, Mino Dinoi - per la revisione del Superbonus e la riduzione dell’aliquota dal 110% al 90. Anche se al ministro Giorgetti vorremmo ricordare che non è stato certo a beneficio di pochi e che ha dato un impulso a un settore, quello edile, che risultava praticamente paralizzato. Il vero problema è quello della cessione dei crediti. Un nodo che questo decreto non sembra affrontare e che, al contrario, va risolto per dare sollievo a imprese e committenti. Lo abbiamo detto in più occasioni: il Superbonus è stato decisivo per risollevare il Paese dalla recessione post Covid, ma in questo momento il Governo dovrebbe far muovere le partecipate, in primis Poste e Cassa Depositi e Prestiti e consentire la cessione del credito per singola annualità anche ai privati, per cui potrebbe anche essere attivato un meccanismo di cashback in caso di incapienza fiscale. È questa l’unica strada. È vero che il credito d’imposta non è moneta, ma se non viene garantito per tutti e cioè non solo per le grandi imprese (che non hanno certo problemi di liquidità), ma anche per le piccole, a quel punto diventa uno strumento per pochi. E sappiamo che le piccole e micro aziende non si possono permettere di pagare in anticipo i fornitori e hanno bisogno di monetizzare attraverso la cessione».
C’è poi il tema delle bollette. «I premi esentasse fino a 3mila euro sono una buona notizia, anche in ottica di un auspicato rafforzamento degli strumenti di welfare aziendale, ma affinché si concretizzino serve garantire la liquidità delle imprese, oggi minata da bollette alle stelle. Più che crediti di imposta e possibilità di rateizzazione, a partire dal 2023, ci aspettiamo un diverso meccanismo di calcolo che eviti la formazione di extraprofitti, tagliando all'origine il costo per le imprese». Intanto l’inflazione, con il rincaro energetico, alimentare e – più in generale - di tutte le materie prime, mette in crisi imprese e famiglie. «Serve intervenire con una riduzione shock del cuneo fiscale: ciò significa più soldi in busta paga per i dipendenti e, allo stesso tempo, un alleggerimento del prelievo fiscale per le imprese».
Non da ultimo, il no alla seconda rata Imu per cinema, teatri e sale da concerto. «Accogliamo con favore questa disposizione, considerando che i luoghi della cultura sono stati tra i più colpiti dalla pandemia. Occorre accelerare sui vari fronti. È il momento della responsabilità».