Politica

Palamara: "Rapporto degenerato tra PM e polizia giudiziaria. Meccanismo di reciproca influenza nelle carriere"

Di Alberto Maggi

L'ex capo dell'Associazione nazionale magistrati commenta le parole di Annalisa Imparato a "La Piazza" di Affaritaliani.it. Intervista

"Un sistema che si alimenta vicendevolmente nei rispettivi ambiti come autorevoli magistrati hanno iniziato finalmente ad evidenziare"


"Nel libro il Sistema ho raccontato a Sallusti le modalità con cui si formano le cordate di potere tra i pubblici ministeri più influenti, gli ufficiali di polizia giudiziaria, i giornalisti di riferimento, gli appartenenti al mondo dei servizi e infine i giudici chiamati a valutare le richieste degli uffici requirenti". Luca Palamara, ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati ed ex membro del CSM, intervistato da Affaritaliani.it, commenta le dichiarazioni del Sostituto Procuratore della Repubblica Annalisa Imparato (ospite a La Piazza a Ceglie Messapica) che in un'intervista al direttore Angelo Maria Perrino ha affermato, parlando di riforma della giustizia, che 'il problema è il rapporto pm-polizia giudiziaria'.

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"Con specifico riferimento ai rapporti tra pubblici ministeri e polizia giudiziaria - sottolinea Palamara - mi sembra doveroso evidenziare che dall’entrata in vigore dell’attuale codice di procedura penale abbiamo progressivamente assistito a una degenerazione del necessario rapporto fiduciario che normalmente caratterizza i rapporti tra tali organi dello Stato durante lo svolgimento delle indagini preliminari. Infatti sempre di più è emerso un meccanismo di reciproca influenza nelle rispettive carriere. Per essere più chiari: la mancata appartenenza a un determinato cerchio magico impedisce anche nell’ambito della polizia giudiziaria di fare carriera se non vi è una espressa richiesta al Comando di appartenenza da parte di questo o quel pubblico ministero. Il prescelto ovviamente gli sarà sempre grato".

Palamara aggiunge: "Questo sistema ha avuto delle conseguenze opposte: da un lato valorose professionalità della polizia giudiziaria sono state frustrate nelle loro ambizioni di carriera in quanto non appartenenti a quei cerchi magici; dall’altro ha determinato l’effetto di aumentare il potere delle cordate vincenti. Insomma, un sistema che si alimenta vicendevolmente nei rispettivi ambiti come autorevoli magistrati hanno iniziato finalmente a evidenziare perché rischia fortemente di incidere sulla vita politica e istituzionale del Paese nonché sulla sfera di autonomia decisionale da parte degli organi competenti a effettuare le nomine", conclude.