2017 anno decisivo; il Parlamento trovi la sintesi sulla legge elettorale
Ad Affaritaliani parla la deputata Pd Alessia Rotta
Che anno sarà per la politica italiana? Elezioni si o no?
Io spero e credo che il 2017 sia l'anno della verità, di una politica che sappia dare risposte vere e che tali vengano percepite. Viviamo attraversati da mille incertezze internazionali e problemi reali e quotidiani che interessano estese fasce di popolazione italiana: chi è povero, chi non ha lavoro, chi non si sente sicuro. La sfiducia si riversa sulla scena politica italiana. Perciò penso che il governo Gentiloni debba rispondere alle principali urgenze. I temi caldi e emergenti sono già scritti: il salvataggio delle banche, la gestione dei flussi migratori nel nostro paese e in Europa e poi due temi che mi coinvolgono particolarmente quello del lavoro e della necessità urgente di politiche contro la disoccupazione, soprattutto quella dei giovani e delle donne e il grande tema della comunicazione e della falsa informazione, che è un tema ormai globale ma che nel nostro Paese assume toni particolarmente preoccupanti, visto che tra le forze politiche nazionali più influenti annoveriamo Beppe Grillo, campione di bufale col suo blog, che solo ieri ha proposto l'istituzione di un tribunale del popolo per giudicare giornalisti e media. Sulle elezioni: premesso che la decisione spetta al Presidente Mattarella, che da sommo garante delle nostre istituzioni ha il compito di verificare l'eventuale necessità di elezioni anticipate, che certo nell'attuale condizione non possiamo escludere. Penso che sia compito del Parlamento e responsabilità di tutte le forze politiche trovare la sintesi su una legge elettorale da approvare per mettere il Paese nelle condizioni di andare a votare. Perché l'esito de referendum porta a questa conseguenza. Il voto prima possibile, senza calcoli ne tatticismi. Come deputata credo però che il dovere sia di lavorare ogni giorno senza altra prospettiva che rispondere ai bisogni del Paese. Noi continuiamo a dire elezioni sì. Tutto va in quella direzione. Sarà un anno di profondi cambiamenti. L’esito del referendum è stato amaro, ma ha consegnato al PD più che ad altri un messaggio che dovrà essere interpretato prima delle prossime elezioni, ascoltando e tentando di costruire una proposta in grado di includere in modo più incisivo chi per troppo tempo si è sentito escluso e ai margini di ogni politica di rilancio dell’economia e dell’occupazione. Per essere incisivi però serve governabilità, quindi una legge elettorale in grado di garantire.
In America arriva Trump; cambierà veramente qualcosa?
E’ già cambiato qualcosa. Donald Trump ha fatto irruzione nella politica scuotendola nel profondo, rompendo ogni tabù che fosse possibile rompere. Qualcuno ha fatto un parallelismo con quanto è successo in Italia con Berlusconi, io credo che Trump rappresenti invece un cambiamento molto più profondo nella politica americana e, più in generale, quella mondiale. A pochi giorni dal suo insediamento ha già delineato a colpi di tweet un quadro chiaro degli schemi che intende rompere. Ha minacciato le aziende che delocalizzano, denunciando l’accordo di libero scambio con il Messico, intende intervenire sulle spese militari. Vuole in sostanza richiudere i confini, in tutti i sensi. La fortuna elettorale di Trump deriva dall’essersi reso attento interprete di un malcontento generale verso gli effetti della globalizzazione e verso le promesse non mantenute di un capitalismo liberale che, dalla caduta del muro di Berlino, non ha più modelli alternativi in tutto il mondo. Trump però non spiega come superare la globalizzazione, se non proponendo ricette che, la storia ci ha insegnato, conducono inevitabilmente al conflitto e all’instabilità. De Tocqueville descriveva i rischi della democrazia proprio nell’antinomia tra uguaglianza e libertà. La grande promessa del capitalismo garantiva uguaglianza nella prosperità. Non aver mantenuto quella promessa oggi pone l'individuo ad essere anche disposto a rinunciare a parte della propria libertà e dei propri valori, a patto che quella promessa sia mantenuta.
L’Europa appare sempre più ad un bivio; cambiare o morire. È proprio così? E come dovrebbe cambiare?
Il referendum inglese sulla Brexit è un campanello di allarme importante, fa parte di quella rabbia profonda che sedimenta da anni nelle società Occidentali. Anche se i regimi autoritari di alcuni paesi membri ad Est fanno parte dello stesso fenomeno. L’Europa è l’unica in grado di poter mettere in campo quel modello di pensiero alternativo capace di superare questa crisi economica e valoriale. Gli Stati Uniti di Trump finora sembrano solo voler riproporre modelli autarchici senza tenere conto però delle conseguenze che il ritorno delle barriere doganali porteranno nel mondo. La solidarietà tra paesi membri nell’Unione Europea funziona, se si limita alle catastrofi naturali, ma quando parliamo di immigrazione rimane lettera morta nei Trattati. L’Ue ci ha permesso di vivere in pace per 60 anni, ma se non cambia, il declino potrebbe diventare un’inevitabile lunga agonia. L’iniziativa però può partire solo dagli Stati e la Germania, tra tutti, è uno degli attori più importanti in questo rilancio. Un paese che deve affrontare alle prossime elezioni il ritorno dei suoi demoni populisti. Io continuo a credere che non sia troppo tardi per costruire una nuova Europa. Questo 2017 è un anno di elezioni importanti, oltre al nostro Paese, altri due fondatori andranno al voto: la Germania e la Francia. Credo che con l'esito di questi tre voti si determinerà anche il futuro dell’Europa.