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Palazzi & potere
CALCIO, CAOS VAR & CONFLITTI: PERCHE' L’AIA NON SI STACCA DALLA FIGC?

E’ già bagarre dopo le prime due settimane di VAR (Video Assistent Tecnology) nel campionato italiano. Chi controlla il controllore? C’è già chi si chiede. Come mai non si sanno i nomi di quelli che designano e quelli degli stessi designati per guardare i movioloni fuori dal campo? E perchè non c’è un unico centro nazionale dove affluiscono tutte le immagini, una sorta di ‘situation room’ al di fuori quindi degli ambiti e delle possibili pressioni locali?

Tutti interrogativi che si allargano a macchia d’olio, per questo esperimento che – forse non tutti lo sanno – riguarda il nostro campionato e la Bundesliga tedesca, le quali fanno da cavie europee. E anche la Major League Soccer statunitense, scrive La Voce delle Voci (http://www.lavocedellevoci.it/2017/09/03/calcio-caos-var-conflitti-perche-laic-non-si-stacca-dalla-figc/)

Dopo sei mesi di sperimentazione, quindi a febbraio 2018, verrà tirato un primo bilancio: visto che indietro difficilmente si torna, occorrerà individuare tutte le pecche fino a quel momento registrate, farne tesoro e cambiare rotta. Se continua come adesso, ci sarà un bel cambiare.

A partire dalla filosofia di base, ancora oscura: ma chi decide, l’arbitro e/o i suoi ‘grandi fratelli’? A chi spetta decidere – regole basilari a parte – su chi e su cosa intervenire? C’è un’interazione o no fra i protagonisti in campo e fuori campo?

 

 

IL VERO CONFLITTO D’INTERESSE

 

Ma come mai nessuno ha pensato alla cosa più importante, al di là di ogni miglioramento tecnologico da tutti auspicato e auspicabile, e cioè separare una volta per tutte le carriere degli arbitri, rendendoli autonomi dal governo del calcio? Per la serie controllati e controllori?

L’unico a centrare la questione è Affari Italiani, che in un ben mirato servizio fa il punto della situazione: “L’unica cosa certa è che l’arbitro di gara è stato totalmente ‘depotenziato’ e il VAR è un’arma tecnologica a doppio taglio passibile di un uso distorto che ripeterebbe gli stessi errori che si vorrebbero correggere. Nella realtà servirebbe tutt’altro. Cosa? L’AIA, ovvero l’associazione di categoria degli arbitri di calcio, si deve staccare dalla FIGC e diventare una struttura autonoma e formalmente indipendente. Oggi non lo è”.

Continua Affari Italiani: “Si parla da decenni di sudditanza psicologica da parte dei fischietti e dei loro designatori, per questo bisognerebbe separare gli arbitri dagli organismi federali, di cui tra l’altro l’AIA è parte integrante. Come succede nella magistratura, quest’ultima è forte anche per la sua terzietà. E’ arrivato il tempo di staccarsi e di diventare un organismo indipendente, distinto e distante dalla FIGC, ovvero dal ‘governo’ del calcio. Come è appunto la magistratura, che non dipende certamente dall’Esecutivo. Basterebbe copiare”.

C’è da augurarsi solo che non succeda l’inverso, viste le ‘aspirazioni’ renziane mai sopite…

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