Palazzi & potere

La "politica" ed i direttori Rai

In passato o direttori dei telegiornali della Rai venivano sostituiti nel bel mezzo dell’estate. Quando i politici erano in vacanza, l’opinione pubblica distratta dal mare e dai monti ed anche chi doveva badare alle polemiche quotidiane per dovere d’ufficio non vedeva l’ora di raffreddare le tensioni ed archiviare in tutta fretta le questioni più scottanti. La “politica” sceglieva l’estate per cambiare i direttori del Tg1,Tg2 e Tg3 proprio per approfittare della calura e ridurre al minimo ogni forma di contestazione. Il rito era quello e faceva comodo a tutti. Ai lottizzatori ai lottizzati, all’opinione pubblica che veniva sollecita ad infischiarsene ed in fondo anche a chi veniva sostituito che otteneva sempre e comunque un adeguato premio di consolazione.
Tutti davano per scontato che il rito trovasse puntuale applicazione anche nella nuova Rai. E’ vero che gli attuali vertici sostegno che con il loro avvento la “politica” sia uscita da viale Mazzini. Ma, poiché anche questi “vertici” non vengono dalla Luna ma dalle scelte di Palazzo Chigi e del Parlamento, a nessuno passava per la testa che la celebrazione del cambio della guardia alla guida dei telegiornali pubblici potesse subire variazioni.
Invece pare proprio così. Come ha preannunciato il Direttore Generale-Amministratore Delegato Antonio Campo Dall’Orto in una intervista con Paolo Mieli i direttori verranno cambiati in autunno.
Qualcuno potrebbe pensare che siamo alla prova del nove che la “politica” sia effettivamente uscita da Palazzo Chigi. Invece siamo alla conferma più lampante che la Rai continua ad essere il termometro più sicuro e preciso della vita pubblica nazionale, quello che riesce a registrare qualsiasi variazione di temperatura si possa verificare all’interno del Palazzo del Potere.
Fino alle amministrative era certo che almeno il Tg2 ed il Tg3 avrebbero avuto a fine luglio nuovi direttori più in linea con i desiderata di Palazzo Chigi, l’editore di riferimento di Viale Mazzini. I risultati delle comunali, i sondaggi che indicano la prevalenza del “no” al referendum e le fibrillazioni della maggioranza di governo hanno fatto spostare all’autunno la celebrazione del rito. Nominare adesso direttori di osservanza reziana con la prospettiva di doverli cambiare in caso di caduta del governo in ottobre o novembre deve essere sembrato un po' troppo azzardato ed un inutile speco.
A dimostrazione che la “politica” non è mai uscita da viale Mazzini!


Arturo Diaconale