Palazzi & potere
Mario Monti e Scelta Civica
L'uso del nome di Scelta Civica come apripista per l'ingresso ufficiale dei verdiniani in maggioranza è una cosa - dicono i ben informati - che ha tolto il sorriso e il sonno all'ex presidente del Consiglio.
Quando Mario Monti decise di "salire in politica", come disse lui, uno dei motivi con cui chiedeva il voto agli italiani era la sfiducia nei confronti del PDL berlusconiano e del centrosinistra bersanian-vendoliano. Avrebbe mai pensato il Professore che la sua creatura - Scelta Civica - sarebbe un giorno diventata uno strumento di palazzo nelle mani dell'ex berlusconiano di ferro Denis Verdini?
Monti selezionò i suoi candidati nella famigerata società civile, escludendo sistematicamente chiunque avesse già ricoperto il ruolo di parlamentare: fu la fortuna di persone come Stefania Giannini o Enrico Zanetti, che si ritrovarono proiettati in Parlamento e poi addirittura al governo. Per molti, la permanenza in Scelta Civica durò qualche mese, per altri un anno o poco più: l'ultimo terremoto fu causato proprio dalla elezione a segretario di Enrico Zanetti, che provocò l'immediato passaggio al PD del gruppo di Scelta Civica al Senato. Monti rimase al gruppo misto, in solitaria coerenza.
Nonostante i roboanti annunci del commercialista veneziano, come qualcuno chiama Zanetti, la sua "cura" non ha fatto crescere voti e peso di SC, ma ha ridotto ulteriormente la compagine parlamentare: da 25 deputati che aveva con sé dopo l'uscita dei senatori, ormai può contare su 5, se stesso incluso.
Monti era consapevole da tempo che l'esperienza politica fosse ormai tramontata. Ma l'uso del nome di Scelta Civica come apripista per l'ingresso ufficiale dei verdiniani in maggioranza è una cosa - dicono i ben informati - ha tolto il sorriso e il sonno all'ex presidente del Consiglio. In punta di diritto, è ormai Zanetti il legale rappresentante dell'associazione Scelta Civica e della sua denominazione, ma in termini sostanziali è comprensibile l'irritazione del Professore, che ha evocato una responsabilità del PD in questa faccenda.
Avrà ragione, avrà torto? Quel che resta è la fine ingloriosa di un movimento nato per far salire in politica la società civile e trasformato da alcuni in un taxi verso le posizioni di potere.