Palazzi & potere

Referendum, ecco cosa succedere dopo il "taglio"

Referendum, ecco cosa succedere dopo il "taglio"

I numeri dei partiti nel prossimo parlamento appaiono in uno studio appena pubblicato dall'istituto Cattaneo, il primo a simulare cosa avverrebbe in caso di vittoria dei Sì e riscrittura delle regole del voto. In quel lavoro manca, però, il raffronto con la situazione attuale, dal quale si ricavano indicazioni importanti, scrive Libero. Ad esempio per quanto riguarda Fratelli d'Italia. Il partito di Giorgia Meloni ha visto crescere moltissimo i propri consensi, tanto che oggi è dato al 14,8%, oltre 10 punti in più di quanto ottenuto alle elezioni politiche. Questo gli consentirebbe non solo di assorbire senza perdite il taglio dei parlamentari, ma addirittura di raddoppiare la propria truppa di deputati e senatori: sono 50, diventerebbero 97.

Non è l'unica formazione che guadagnerebbe qualcosa. I democratici otterrebbero tre seggi in più di adesso (128 anziché 125), ma la ragione principale è un'altra: il loro contingente in questa legislatura è già stato decimato dalla scissione dei renziani e così, malgrado il taglio dei parlamentari e i sondaggi fiacchi, che li danno sempre attorno al 20%, la loro rappresentanza non sarebbe penalizzata. Il prezzo lo pagherebbero per intero quelli di Italia Viva, oggi in 49: il giorno dopo le elezioni politiche, sempre che riuscissero a prendere più del 3%, si ritroverebbero in 15. Perdite limitate per la Lega, che dopo il taglio avrebbe 167 eletti nelle due Camere, 23 in meno di oggi, ma sarebbe la prima forza nei due emicicli ed aumenterebbe il proprio peso dal 20 al 28% dei parlamentari. L'impatto sarebbe invece dolorosissimo per Forza Italia, dove resterebbero in 40, ben 109 in meno di oggi. Silvio Berlusconi avrebbe comunque il sollievo di scoprirsi indispensabile: senza il suo partito, il centrodestra non potrebbe governare.