Rivoluzione in Rai; parla Renato Brunetta
Tetto di 240mila euro anche agli artisti; su Affaritaliani l'intervento di Renato Brunetta capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati
Il Cda Rai ha dato mandato al Direttore generale di procedere all’applicazione del limite dei compensi di 240.000 euro annui, dal mese di aprile, anche ai contratti di collaborazione e consulenza di natura artistica. E’ quanto si apprende in una nota pubblicata nella giornata di ieri dalla Rai.
I vertici di Viale Mazzini hanno messo subito le mani avanti dichiarando che il tetto ai compensi delle star della tv sarà applicabile se, nel frattempo, non sopravverranno gli elementi interpretativi, alla legge n. 198 del 2016, che l’Azienda avrebbe richiesto al MEF dopo l’approvazione della stessa legge e da cui non è mai pervenuta risposta.
In parole povere un’interpretazione diversa rispetto a quanto stabilito dal Cda Rai, da parte del MEF, potrebbe rendere inapplicabile la misura adottata che può considerarsi un primo passo verso quella trasparenza per cui ci battiamo a gran voce da ormai dieci anni. Un timido segnale per smascherare quel silenzio che aleggia nei corridoi degli uffici di Viale Mazzini e che contraddistingue da sempre le vicende della tv di Stato, pagata con il canone dei cittadini italiani.
La Legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Legge finanziaria per il 2008), all’articolo 3, comma 44 stabilisce un limite massimo alle retribuzioni e ai compensi percepibili a carico delle finanze pubbliche, prevedendo espressamente che la disposizione si applica non solo alle pubbliche amministrazioni, ma anche alle società non quotate a totale o prevalente partecipazione pubblica, tra le quali è certamente ricompresa la Rai.
La norma sopra citata impone alle pubbliche amministrazioni e alle società, non quotate a totale o prevalente partecipazione pubblica, di pubblicare sul proprio sito istituzionale il nome dei destinatari degli incarichi e l’importo dei compensi.
La legge 18 giugno 2009, n. 69, denominata «Operazione Trasparenza» all’articolo 21, comma 1, obbliga tutte le amministrazioni pubbliche a rendere noti sui siti istituzionali i compensi dei propri dirigenti.
Il 9 giugno 2010 venne approvato in Commissione di Vigilanza Rai, anche con i voti dell’opposizione, un emendamento dell’allora Pdl al Contratto di servizio 2010-2012, con cui si chiedeva l’applicazione della legge sulla trasparenza per tutti i programmi del servizio pubblico, compresi i telegiornali.
Grazie a questa iniziativa il contratto di servizio della Rai 2010-2012 (approvato il 6 aprile 2011), all’articolo 27, comma 7, prevedeva la pubblicazione dei compensi dei dipendenti e dei collaboratori sul sito internet dell’azienda.
Il decreto legge n. 101 del 2013 per la razionalizzazione della pubblica amministrazione ha previsto che la Rai, in quanto società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, è tenuta a comunicare alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento della funzione pubblica, e al Ministero dell’economia e delle finanze, il costo annuo del personale comunque utilizzato con riferimento ai singoli rapporti di lavoro dipendente o autonomo.
Il 7 maggio 2014 la Commissione di vigilanza Rai ha approvato il parere previsto in relazione allo schema di contratto di servizio 2013-2015 tra la Rai e il Ministero dello sviluppo economico, ad oggi, ancora in via di definizione.
In sede di esame del parere sopra citato, la Commissione bicamerale ha approvato la seguente condizione: «La Rai pubblica nel rispetto delle disposizioni dell’articolo 60, comma 3, del decreto legislativo 31 marzo 2001, n. 165, come modificato dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, di conversione con modificazioni del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, le informazioni sui curricula e i compensi lordi percepiti dai dirigenti, dai collaboratori e dai consulenti, così come definite e richieste dal Ministero dell’Economia e delle finanze d’intesa con il Dipartimento della Funzione Pubblica, nonché informazioni, anche tramite il mezzo televisivo e radiofonico, sui costi della programmazione di servizio pubblico».
In occasione della discussione parlamentare della legge 28 dicembre 2015, n. 220 recante riforma Rai, il Governo ha accolto l’ordine del giorno a firma Russo-Brunetta sul tema della trasparenza, per valutare ulteriori iniziative normative che prevedano specifiche forme di trasparenza che impegnino la Rai alla pubblicazione dei curricula e dei compensi dei soggetti titolari di contratti di natura artistica.
A tutt’oggi non è stato dato alcun seguito a quanto stabilito da tale ordine del giorno.
La Rai, in attuazione di quanto disposto dall’articolo 2, comma 1, lettera g) della legge di riforma della governance ha adottato il Piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale che prevede la pubblicazione sul sito dell’azienda dei curricula e dei compensi lordi, comunque denominati, percepiti dai componenti degli organi di amministrazione e controllo, nonché dai dirigenti di ogni livello, ivi compresi quelli non dipendenti della società, e comunque dai soggetti, diversi dai titolari di contratti di natura artistica, che ricevano un trattamento economico annuo onnicomprensivo a carico della società pari o superiore ad euro 200.000.
Dal Piano per la trasparenza resta ancora esclusa la pubblicazione degli emolumenti corrisposti alle cosiddette star televisive resi noti soltanto attraverso indiscrezioni di stampa.
L’articolo 6, comma 4 del D.l. Milleproroghe differisce al 1º gennaio 2018 gli effetti nei confronti della Rai Radiotelevisione S.p.a. delle norme finalizzate al contenimento di spesa in materia di gestione, organizzazione, contabilità, finanza, investimenti e disinvestimenti, previste dalla legislazione vigente a carico dei soggetti inclusi nell'elenco dell'ISTAT.
Soddisfatti dunque di questi primi risultati, ma certi che si possa fare ancora molto. Vedremo, dunque, nei prossimi mesi se quanto dichiarato dalla Rai corrisponderà a verità e se, come richiesto da anni, verrà finalmente fatta luce sui compensi delle star della tv.
Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati