Palazzi & potere

Trasparenza de che? Il mistero irrisolto di viale Mazzini

Quanto viene a costare la Rai “vintage” del nuovo corso renziano, quella che vuole diventare media company ed entrare a spron battuto nella modernità del terzo millennio con l’”usato sicuro” delle “vecchie glorie” degli anni ’80 e ’90?
Il mistero è come quelli di Fatima, fitto ed oscuro. Quanto verrà a costare il contratto di Santoro, quanto quello di Benigni? E di quanti soldi si accontenteranno Augias e Lerner? Gli interrogativi non si fermano ai pensionati di lusso ma si estendono a tutti quelli, artisti e giornalisti, che figurano nei nuovi palinsesti del servizio pubblico radiotelevisivo. Perché non è affatto indifferente per i cittadini che da quest’anno sono chiamati a pagare il canone con la bolletta elettrica e si preparano a far entrare nelle casse della Rai almeno duecento milioni in più rispetto al passato, sapere come verranno impiegati i loro soldi e chi e perché se li metterà in tasca.
Ma qui scatta il mistero che da Fatima si sposta in viale Mazzini. Perché i contratti degli artisti sono coperti da segreto in quanto renderli pubblici sarebbe un atto di trasparenza da servizio pubblico ma potrebbe avvantaggiare la concorrenza. E quelli dei giornalisti, come Merlo e Semprini, usufruiscono per singolare estensione dello stesso segreto. Al punto che in Rai il principio della trasparenza sancito da leggi e sollecitato in ogni occasione dalla Commissione di Vigilanza vale solo per i dipendenti interni che hanno gli stipendi legati ai contratti collettivi di lavoro e per i consiglieri d’amministrazione, che anche se non hanno retribuzione debbono mettere sul sito dell’azienda la radiografia della loro condizione economica. Non vale per i massimi dirigenti e per che viene chiamato dall’esterno a dare corpo al nuovo corso “vintage”.
Il buffo è che questo mistero è destinato ad entrare  far parte del bilancio della Rai rimanendo, ovviamente, inviolato ed indecifrabile.
Ancora più buffo è immaginare quali e quanti saranno i consiglieri di amministrazione che se la sentiranno di approvare il bilancio del mistero irrisolto.

Arturo Diaconale