Palazzi & potere
Visegrad si capisce se si ricorda l'amicizia fra Mitterrand e Le Pen senior
Visegrad: si cerca la demonizzazione a prescindere
Il metodo è il solito. Se non riesci a battere un avversario politico (o temi di non farcela a neutralizzarlo) la sinistra europea ha un metodo sicuro, certo e inossidabile: demonizzalo, rendilo impresentabile, fai sì che le sue proposte (qualsiasi esse siano) diventino pregiudizialmente impresentabili, in modo da essere liberato dall'obbligo di discuterle, di contrastarle con degli argomenti, scrive Pierluigi Magnaschi su Italia Oggi. L'operazione, in Italia, fu attuata con il Msi che, in quanto imperterrito e incorreggibile prosecutore dell'ideologia fascista, venne congelato nella sua orrenda posizione, rendendo così i suoi voti politicamente inutilizzabili. La sinistra, che lo aveva gettato alle ortiche, e la Dc, che gli aveva tenuto bordone, si proponevano non di guadagnare gradualmente al sistema democratico i voti post fascisti (che sarebbe stato un bell'obiettivo civile: l'allargamento della democrazia nel Paese) ma solo di rendere indisponibili i voti della destra (anche 50 anni dopo la caduta del fascismo) per la costruzione di maggioranze.
Ruppe questo tabù dell'aprioristica demonizzazione eterna Berlusconi (che pertanto venne a sua volta subito e pesantemente demonizzato). Berlusconi infatti costruì allora la sua intesa politica non solo con la Lega di Bossi ma anche con Alleanza nazionale di Fini (attraverso il famoso sdoganamento) conseguendo così due obiettivi. Recuperò voti a lui indispensabili per poter vincere la sua battaglia contro la sinistra e creò le premesse per svuotare il serbatoio dei voti fascisti, oggi non a caso ridotti, anche grazie a quella scelta, nella patetica riserva indiana di Casa Pound.
La stessa operazione (ma in modo molto più subdolo, complesso e sotterraneo) fu adottata in Francia. Anche in questo paese la maggioranza dei votanti è, da sempre, di centro-destra. Perché la sinistra potesse andare al potere bisognava sterilizzare (e quindi rendere politicamente ininfluenti) almeno una parte dei voti di centro-destra. Che meglio c'era, per raggiungere questo obiettivo, che demonizzare i voti del Front National di Jean-Marie Le Pen? Un partito, questo, che era facile da gettare alle ortiche perché era visibilmente connotato da caratteristiche addirittura più naziste che fasciste. Solo subito dopo la morte, nel 1996, del presidente della Repubblica francese, il socialista François Mitterrand, si apprese che gli apparentemente incompatibili Le Pen senior e Mitterrand erano stati amici per la pelle, da giovani, e addirittura avevano lavorato assieme come funzionari al servizio della Repubblica di Vichy (che era la Repubblica di Salò transalpina!) come poi venne dimostrato da alcune foto che li ritraevano insieme in quella inquietante stagione.
Tutti coloro che contavano in Francia conoscevano questi fatti, ma nessuno lo aveva mai detto. Si è dovuto attendere la morte di Mitterrand perché la bocche si scucissero e gli archivi si aprissero. Ma, anche in questo caso, lo scandalo durò solo pochi giorni e dopo, su questa inquietante vicenda, ricascò subito una pesante coltre di silenzio. Essa dimostra che la sinistra socialista francese era interessata non a far evolvere l'estrema destra transalpina verso sbocchi democratici, ma solo a tenerla confinata, con la complicità di Le Pen senior, in un recinto di impresentabili, il cui voto non avrebbe mai potuto essere utilizzato al fine della costruzione di una maggioranza di centro-destra. Non a caso, morto Mitterrand, cominciarono a calare visibilmente anche le fortune di Le Pen senior che poi venne addirittura sostituito dalla figlia Marine in chiave di aperta contestazione del passato nazi-fascista del Fn.
Lo stesso schema di gioco si sta oggi riproponendo a livello europeo, con il costante appoggio dei media mainstream che suonano tutti lo stesso spartito contro i paesi di Visegrad, con l'obiettivo di demonizzarli a prescindere. Questi ultimi paesi fanno parte di un'alleanza che comprende Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria. Anche se sono in quattro, essi rappresentano un'entità demografica trascurabile rispetto ai 500 milioni di abitanti dell'Europa a 28. Tre di loro (Repubblica Ceca: 11 mln; Slovacchia: 5 milioni e Ungheria: 10 mln) hanno complessivamente solo 26 milioni di abitanti (poco più di un terzo della popolazione italiana) che diventano 66 mln solo se ad essi si sommano anche i 40 mln della Polonia. Tuttavia i loro complessivi 66 mln di abitanti sono poco più di un decimo dell'intera popolazione dell'Europa unita. Cioè sono un'entità demograficamente, oltre che economicamente, trascurabile rispetto a quella complessiva del Vecchio continente.
Ma, contro i paesi Visegrad, l'intera macchina comunitaria, accompagnata dal costante fuoco di sbarramento dei due paesi egemoni in Europa (la Germania e la Francia), ha cominciato subito a sparare fake news ad alzo zero, con l'obiettivo non di convincerli alla sue tesi, ma di annientarli, rendendoli impresentabili. E ci sono quasi riusciti. Basta fare un sondaggio fra amici non trinariciuti chiedendo loro che cosa pensano di questi paesi. Ci si sentirà rispondere che i paesi di Visegrad non rispettano l'autonomia del potere giudiziario. Ad esempio ci si sentirà dire che il governo di alcuni di questi paesi vuole nominare i procuratori capi. Su questo tasto agisce soprattutto la Francia, dimenticando, guarda caso, che proprio in Francia la nomina dei procuratori è, da sempre, di competenza del governo!
Altro caso: negli ultimi giorni tutti i media hanno ripreso l'immagine del capo della Corte suprema polacca, la signora Malgorzata Gerdof, che manifesta sgangheratamente contro il parlamento polacco accusandolo di «mettere i giudici sotto controllo politico» e ha deciso di fare questa sua inconsueta dimostrazione di piazza con tanto di cartelli esibiti «per proteggere lo stato di diritto in Polonia» mentre tutti i media del mondo titolavano: «Il governo polacco ha varato la purga contro i magistrati». Ma che cosa era successo? Che il governo polacco aveva portato il massimo dell'età per andare in pensione dei magistrati, dai 70 anni precedenti ai 65 anni di tutti i dipendenti statali.
Questa norma non riguardava solo il caso della signora Gerdof (e questo sarebbe stato insostenibile) ma tutti i magistrati in servizio. La signora Gerdof ha le idee, diciamo così, un po' confuse (cosa peraltro inconcepibile al suo livello). Infatti se vuole difendere lo stato di diritto nel suo paese, non avrebbe dovuto manifestare contro il governo su questo caso. E i media internazionali, se fossero stati corretti nel riferire sulla vicenda, avrebbero dovuto denunciare l'abuso commesso dal capo della Corte suprema, che invece è stata presentata come una vittima. Un caso simile si presentò anche in Italia quando l'età per andare in pensione dei magistrati venne abbassata dai 75 ai 70 anni (sempre per tutti, è ovvio). Il procuratore di Milano, Francesco Saverio Borrelli che, per quella decisione si dovette dimettere per raggiunti limiti di età, ne fu certamente dispiaciuto ma, avendo il senso dello stato di diritto, non inscenò certo una manifestazione pubblica contro il governo che aveva varato questa decisione.
La pioggia delle fake news da parte dei vertici europei contro i paesi di Visegrad serve a demonizzarli. Non è giusto farlo. Ma la Commissione europea assieme alla Francia e alla Germania hanno visto giusto. I paesi di Visegrad, non subendo le decisioni di Bruxelles (che poi, ripeto, sono spesso le stesse solo di Parigi e Berlino), dimostrano che si può eccepire e reagire. Questo atteggiamento è il cuore, lo specifico della democrazia. Ma esso non piace a Francia e Germania che hanno concepito gli altri paesi europei come un servizievole coro ai do di petto dei due primattori che sono abituati a non essere discussi. Ma il loro gioco sta mostrando la corda.