Politica
Pd, D'Alema "annuncia" la scissione. Il retroscena
È fatta. Confermando quanto scritto da Affaritaliani.it qualche giorno fa (leggi qui: Pd, Renzi-Bersani separati in casa. Scissione, chi lascerà il premier), Massimo D'Alema preannuncia senza giri di parole la scissione nel Partito Democratico. Una scissione - parola di Baffino - che si consumerà al congresso. "Serve un Centrosinistra alternativo a Renzi e non partitino", afferma l'ex premier. Traduzione: Sel e Sinistra Italiana (ovvero gli ex dem Fassina, Civati e D'Attorre) da soli non vanno da nessuna parte. Ma dopo la probabile sconfitta del Pd alle elezioni comunali (che non porterà alle dimissioni di Renzi, dice D'Alema) e soprattutto dopo il referendum costituzionale - qualunque sia il risultato - al congresso sarà evidente la frattura tra i renziani, che vogliono costruire una nuova forza centrista con Verdini, Alfano e gli ex montiani di Scelta Civica, e chi intende restare di (e nel) Centrosinistra.
A quel punto si consumerà la vera scissione che dovrebbe portare alla formazione di una sorta di Siryza italiana - questo è il progetto - con la minoranza dem di D'Alema, Bersani, Bindi e Cuperlo, Sel, Rifondazione Comunista, i Verdi e chi è già uscito nei mesi scorsi dal Pd (da Civati a Fassina, da D'Attorre a Mineo). Il leader? Quasi certamente Roberto Speranza, volto nuovo e non riconducibile alle passate esperienze di governo dei Ds-Pds-Ulivo. Se Renzi vince il referendum sul ddl Boschi tirerà dritto verso l'alleanza con Ala e Area Popolare per votare con l'Italicum a febbraio-marzo 2017, ma anche se dovesse perdere e dimettersi (come ha annunciato più volte) favorirà l'ascesa alla guida del Pd di Delrio e di un altro fedelissimo renziano mantenendo comunque il progetto del Partito della Nazione con Verdini e Alfano. A livello parlamentare D'Alema controlla soltanto circa il 5% dei parlamentari dem ma la sua uscita è molto importante e significativa perché significa che stavolta a strappare è anche tutta quella fetta, ancora consistente, che si rifà a Bersani, Bindi, Cuperlo e Speranza.