Casini vuole combattere i sovranisti
Da qualche tempo Pierferdinando “Pierfurby” Casini va dicendo che per le europee occorre fare una “grande coalizione” di sinistra che vada dalla Boldrini, alla Bonino, a pezzi del Pd per combattere i “sovranisti”.
Questa ideale armata dovrebbe però, a suo dire, pugnare con armi differenti dalle solite e cioè buonismo e apertura ai migranti. Non specifica quali siano queste grandi strategie “diverse”.
Pierferdinando Casini è un mistero per la tassonomia politica: nato democristiano, fu portaborse di Forlani, ereditò la “destra” della DC e andò al governo con Berlusconi per poi allontanarsene progressivamente fino a diventare “di sinistra”. Famosa la sua apparizione pre-elettorale alla Bolognina, luogo cult del Pd che lì visse il trauma dello scioglimento del Partito Comunista Italiano, da cui non si è più ripreso.
In pratica, una sorta di Bruno Tabacci, che da posizioni di destra divenne prima liberale con Rutelli e poi anche lui di sinistra con la Bonino, tanto che si formarono ironici comitati a suo supporto, “I marxisti per Tabacci”.
E torniamo quindi al punto.
Casini ha fiutato l’aria, e lui il naso ce l’ha buono: ha fiutato più che l’aria un fenomeno algebrico pur noto nella scienza della politica e cioè il “teorema della minoranza della maggioranza della minoranza”: quando c’è una maggioranza occorre costruirsi una minoranza per sopravvivere. C’è gente che c’ha fatto fortuna e costa pure poco: qualche percentuale di voto, qualche convegno e voilà, l’enclave elettorale è tua e il gioco è fatto con la minima spesa. E ti ritrovi, magicamente, in Parlamento. E a Pierfurby il Parlamento piace, qualunque esso sia, nostrano o estero.
Per questo il panorama politico italiano è funestato da movimenti microscopici da prefisso telefonico che compaiono e scompaiono nella nebbia quantica della politica; un fenomeno che farebbe impazzire anche il Carlo Rovelli della situazione.
Ora Casini vuole opporsi alla “maggioranza della minoranza” rappresentata dalla linea Pd che, tramite Maurizio Martina (che, tra l’altro, assomiglia sempre più preoccupatamene a Abramo Lincoln), persegue la guerra totale alla Lega e al governo. Se loro dicono bianco noi diciamo nero.
Ora Casini vorrebbe forse, democristianamente e juventinamente, dire ”bianconero”, cioè, par di capire, stia cercando una via diversa a quella seguita dal Partito Democratico per le Europee prossime venture.
Ma non si capisce appunto bene quale sia essa via e in cosa possa distinguersi, nel concreto, da quella ufficiale del Pd.
Si sa solo che l’ex democristiano ripete come un mantra: “lotta al sovranismo”, buono per ogni stagione perché non vuole dire niente. In ogni caso, data l’abilità di Casini, Martina e Renzi farebbero bene a stare sul chi va là, più che Matteo Salvini.
La nave casiniana è di nuovo salpata e guai ad incontrarla sulla propria rotta (politica?).
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