Governo Padoan, al lavoro Quirinale-Delrio-Gianni Letta
Referendum, con la probabile vittoria del no Renzi lascia Palazzo Chigi
Che cosa succede se vince il 'no' al referendum istituzionale? Matteo Renzi sta cercando di posticipare il più possibile la data, visti i sondaggi estremamente negativi, ma entro la fine di novembre (al massimo) le urne si apriranno in tutta Italia. E a quel punto saranno i cittadini a votare non tanto sulle modifiche della seconda parte della Costituzione ma sulla persona del presidente del Consiglio. Tra i renziani si respira molto nervosismo e l'impressione è che le cose possano andare male. Il primo segnale è stato la smarcamento di Dario Franceschini dal premier-segretario. Poi c'è stato il tentativo di Angelino Alfano di riallacciare il dialogo con Silvio Berlusconi e Forza Italia. E' evidente che si tratta per entrambi di movimenti di allontanamento da Renzi per evitare di cadere con lui in caso di flop al referendum. Nel Pd danno per scontato che con la sconfitta del sì ci sarebbero le dimissioni del premier e dell'intero governo, nonostante Pierluigi Bersani abbia chiesto a Renzi di restare a Palazzo Chigi comunque vada a finire. Fonti ben informate parlano di colloqui fitti tra Verdini, Delrio, Guerini, Gianni Letta e ambienti del Quirinale per preparare l'eventuale dopo-Renzi. Correre alle urne con due leggi elettorali diverse per Camera e Senato appare del tutto improbabile. Anzi, impossibile. E quindi si lavora ad un esecutivo del Presidente e di "decantazione" che rassicuri l'Unione europea e i mercati finanziari e che cambi l'Italicum per poi votare nel 2018. E il nome al momento più probabile per ricoprire il ruolo di premier di un nuovo governo di larghe intese sarebbe quello del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. In questo modo Bruxelles starebbe serena sul fronte dei conti pubblici, Renzi potrebbe ricostruire la sua leadership nel Pd in vista del 2018 e Berlusconi tornerebbe a sedersi sui tavoli che contano magari con un ruolo nel governo per Stefano Parisi.