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Politica
Ue, cartellino giallo a Renzi. 'Riga dritto o fai la fine di Silvio'


Quello della Commissione europea all'Italia è un cartellino giallo. Non rosso - per ora - visto che non c'è la procedura ufficiale di infrazione, ma il nostro Paese resta nel mirino di Bruxelles, che invierà una lettera di "raccomandazioni" insieme alle missive per Bulgaria, Croazia, Francia e Portogallo. Gli squilibri macroeconomici restano "eccessivi" ma per il momento non fanno scattare alcuna procedura con richiesta di correzione, che in sostanza avrebbe comportato una manovra correttiva. Nei suoi giudizi sugli squilibri, però, l'esecutivo comunitario precisa che l'Italia non ha raggiunto l'obiettivo di medio termine del pareggio strutturale di bilancio e che resta soggetta alla regola del debito. In particolare gli squilibri segnalati sono l'alto debito in rapporto al Pil, la bassa competitività, le sofferenze bancarie e la disoccupazione.

Sono di pochi giorni fa le immagini delle pacche sulle spalle e dei sorrisi tra Juncker e Renzi, segno che le polemiche delle scorse settimane sono acqua passata. Il presidente del Consiglio si muove su un terreno molto delicato: ufficialmente non può certo farsi vedere succube dell'Europa, pena una perdita di consensi verso Salvini e il M5S, ma non può neanche tirare troppo la corda con Juncker e i "tecnocrati" come aveva fatto nel 2015. La lettura politica che in casa Pd danno della lettera europea al nostro Paese è quella di un avvertimento/invito. Renzi, in sostanza, deve continuare a muoversi entro certi binari, anche se formalmente non è allineato a Bruxelles come lo erano Mario Monti o Enrico Letta, pena un irrigidimento della posizione della Commissione.

In primavera, infatti, arriverà il giudizio ufficiale sulla Legge di Stabilità ed è quello l'appuntamento chiave per capire se i conti pubblici sono in ordine - come assicurano Palazzo Chigi e il ministero dell'Economia - o se, come afferma un giorno sì e l'altro pure Brunetta, ci sarà una mazzata per gli italiani con una manovra correttiva. Il premier, quindi, non può "esagerare" - spiegano fonti dem - ad esempio sui migranti e sull'ingresso della Turchia nell'Ue. Un veto di Roma farebbe scattare una sorta di vendetta della Commissione e il cartellino giallo serve proprio per convincere il governo italiano, al di là delle battute e delle dichiarazioni da comizio di partito, a tenere bassi i toni e a non impuntarsi su diversi temi, tra i quali c'è certamente il rapporto con Erdogan e l'emergenza migranti.

Non siamo alla lettera della Bce al Berlusconi del 2011, che portò alle dimissioni dell'ex Cavaliere e all'arrivo di Monti a Palazzo Chigi, ma la mossa di Bruxelles serve per ricordare a Renzi che quello scenario è sempre possibile - anche perché il QE di Draghi che tiene a bada lo spread non durerà in eterno - e che la rotta non va modificata. Traduzione: avanti con le privatizzazioni, dopo quella delle Poste, utilizzo di ogni margine che arriva dalla flessibilità per la riduzione del debito, nessuna mossa unilaterale sulle sofferenze bancarie e, soprattutto, intervento sulle pensioni per evitare un'ulteriore esplosione dei costi.

E' del tutto evidente - come spiegano fonti del Pd - che a questo punto l'ipotesi di un ulteriore taglio delle tasse (anticipando magari al 2017 il capitolo Irpef, come aveva annunciato ad Affaritaliani.it il vice-ministro dell'Economia Morando) diventa una pia illusione. In queste condizioni, soprattutto con il debito così alto e con il Pil che cresce meno delle previsioni, "è già tanto se la pressione fiscale non aumenterà", ammette a denti stretti un parlamentare dem.

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