Politica

Salvini si ispira a Tommaso d'Aquino. La persona prima dell'economia

Benedetto Ippolito

Una chiave di lettura molto particolare del fenomeno del Salvinismo

Di Angelo Maria Perrino

Avevo citato Jacques Maritain l’altro giorno in tv quando, ospite di Rainews 24, ricordando l’ancoraggio forte di Lega e Cinquestelle alla centralità della persona rispetto ai parametri dell’economia turbocapitalista e mondialista, avevo citato il personalismo del grande filosofo francese seguace del Tomismo di san Tommaso e della neoscolastica.

Mi ha ascoltato Benedetto Ippolito, politologo e professore dell'Università degli Studi Roma Tre, e mi ha scritto in privato per congratularsi con me della citazione, che aveva molto apprezzato.E’ nato così questo pregevolissimo articolo che introduce teoreticamente per la prima volta in Italia una chiave di lettura molto particolare del fenomeno del Salvinismo, riconducendolo ad Aristotele, a San Tommaso e al grande cattolicesimo che da secoli a quel filone vi si ispira.

 

 

 

 

 




 

 

 

Non sempre i politici sono pienamente consapevoli delle fonti di pensiero filosofico che li ispirano. Questa consapevolezza è presente in tutta la coscienza politica occidentale. Non a caso Henry Kissinger, parlando di Ronald Reagan nelle sue Memorie, ricorda con sorpresa la differenza di fondo che vi era tra l'ex attore americano e Richard Nixon, di cui Kissinger era stato Segretario di Stato.Reagan non aveva bisogno, appunto, di grandi consulenze perché spontaneamente faceva già meglio dei consiglieri quanto i consiglieri stessi gli avrebbero solo malamente potuto suggerire. Tale fenomeno si chiama "istinto", ed è la maggiore dote che i grandi politici posseggono, come ha spiegato a dovere Max Weber: saper fare e realizzare cose da manuale senza aver bisogno di leggerle e ascoltarle in ogni momento nei libri o da qualcuno.Ciò nondimeno, anche i politici d'istinto finiscono per seguire dottrine filosofiche molto elaborate, stimolando gli studiosi che le conoscono a veder verificate le proprie idee sul campo.

Matteo Salvini è sicuramente uno di questi. La sua linea politica ha degli elementi che ricordano gli albori del nazionalismo ottocentesco e la destra cattolica francese, in particolare Charles Maurras. Quest'ultimo è stato non solo il vero fondatore della visione conservatrice europea, ma era seguace, sebbene dicesse di non essere credente, di San Tommaso d'Aquino.Oggi che in alcuni settori della Chiesa vi è la sottile tendenza a voler muovere degli anatemi al progetto di un'Europa delle nazioni, e ad una linea comunitaria e patriottica come quella salviniana, bisognerebbe ricordare che il pensatore di riferimento della politica cattolica di sempre è proprio San Tommaso, e che il Tomismo è una filosofia politica conservatrice e di destra.

Anzi è per leggere il Tomismo da sinistra che bisogna giustificarsi, non certo se lo si fa con sani principi tradizionalisti e da cittadini fedeli al proprio Stato.In tal senso, il più grande filosofo cattolico moderno, Jeacques-Benigne Bossuet, precettore del delfino di Francia, nonché anima ispiratrice di tutti gli autori controrivoluzionari successivi, non solo era cattolico, non solo era vescovo, ma giustificava l'esistenza di nazioni distinte come premessa concreta per intendere cristianamente l'ordine divino universale della creazione. Contestare le nazioni è contestare la legge naturale. Infatti, si ama spontaneamente il genere umano partendo dalla propria terra, dalla proprietà privata e dalla propria famiglia naturale.Questa affermazione è sopravvissuta nel sostanziale anticomunismo che ha ispirato tutti i tomisti cattolici europei del XX secolo, e tra loro anche alcuni che hanno difeso i valori oggi protetti in Italia quasi esclusivamente dalla Lega.In primo luogo, il primato naturale della vita, di cui Salvini stesso ha parlato con forza qualche giorno fa, un valore assoluto inseparabile dalla difesa della famiglia e della natalità.

Tommaso, seguendo Aristotele, concepisce la biologia umana come la base dell'antropologia, e non accetterebbe la sua derubricazione a favore di secondari diritti civili di matrice individualista (aborto, coppie di fatto, eccetera).In secondo luogo, la questione comunitaria. Sebbene Tommaso non abbia conosciuto le nazioni nel senso moderno del termine, il suo pensiero non concepisce l'umanità come un tutto omogeneo, ma come una specie suddivisa in comunità determinate. La "società umanamente perfetta" è una "corta solidità", ed ha al centro la persona individuale, intesa come parte costitutiva di un Tutto, circoscritto dal limite dell'autosufficienza con confini precisi. Insomma, Tommaso e Maurras sarebbero d'accordo con Salvini nel difendere l'identità politica e culturale dei singoli popoli, affermazione questa che tanto piaceva a San Giovanni Paolo II, ma data e concessa come valida sia da Agostino Gemelli e sia da Luigi Sturzo, che di Neoscolastica se ne intendevano sicuramente più di noi.Il terzo fattore tomista nella linea politica di Salvini, questo sì contrapposto alla socialdemocrazia in tutte le sue forme e anche alla Piattaforma Rousseau, è il primato della natura umana sulla volontà. Jacques Maritain e Emmanuel Mounier in Francia, ma anche Joseph Pieper o Robert Spaemann in Germania, come Gilbert Chesterton o Roger Scruton in Inghilterra, sono tutti pensatori in definitiva aristotelici e tomisti, perché rinforzano, contro il nazionalismo e il comunismo, la natura soggettiva concreta dei popoli, pensata come condizione particolare indispensabile per la realizzazione sociale della persona e della pace universale del genere umano, come premessa per l'attuazione individuale della libertà.Salvini, dunque, non può non piacere a chi è Tomista, vale a dire cattolico di destra. Ed egli, chissà quanto inconsapevolmente, è per ora un seguace istintivo di una parte considerevole del pensiero filosofico classico europeo.