Sfiducia, Renzi attacca ancora i Pm: "Stop barbarie giustizialista"
"I giudici devono parlare con le sentenze, ma queste sentenze devono arrivare presto, vogliamo sapere chi è il colpevole e chi ruba", non bisogna " sparare nel mucchio". Nel discorso al Senato prima del voto delle due mozioni di sfiducia, il presidente del Consiglio Matteo Renzi torna parlare della magistratura e delle inchieste di Potenza che non sono mai arrivate a sentenza: "Io rispetto le sentenze dei giudici, non le veline che rompono il segreto istruttorio. Quando auspico che si arrivi a sentenza, non attacco la magistratura ma rispetto la Costituzione: un avviso di garanzia è stato per oltre 20 anni come una condanna definitiva. Vite di persone perbene sono state distrutte, ma un avviso di garanzia non è mai una condanna ed è per questo che non chiederemo le dimissioni del consigliere del Movimento 5 Stelle di Livorno, perché crediamo nella presunzione di innocenza".
La vicenda di Potenza, dice Renzi, "non è chiusa, le sentenze devono arrivare presto". "Da cittadino penso che quando un magistrato è messo nelle condizioni di lavorare deve essere accompagnato dal sostegno non dalle critiche, ma quando non si arriva a sentenza mi ergo dalla parte della giustizia contro il giustizialismo che fa solo vittime e non aiuta il Paese" ha detto ancora il presidente del Consiglio. Nell'inchiesta di Potenza "non c'è nessuna ipotesi di corruzione per il governo. L'unica vicenda penale che ci sarà, sarà quella cui vi chiameremo nei confronti del Pd, per cui vi chiediamo di rinunciare all'immunità, e vedremo chi è condannato o no".
Il premier poi rivendica la posizione del governo rispondendo agli interventi dell'opposizione prima dei due voti alle mozioni di sfiducia al governo: "Questo Parlamento sta facendo quello che si era impegnato a fare e questo governo sta rispettando gli impegni presi con il Parlamento", replicando in particolare alla mozione di Forza Italia che accusava il governo di non essere capace di fare quello che si era impegnato a fare. "Non siamo d'accordo sui contenuti - spiega Renzi - ma è impossibile negare che gli argomenti del discorso programmatico sono stati affrontati con successo dal Parlamento e dal Governo: la riforma costituzionale, la legge elettorale, i provvedimenti sulle tasse che non sono abbastanza per alcuni o sono sbagliati per altri ma vedono il bonus 80 euro, Imu e Tasi prima casa, Irap sul costo del lavoro. Se questo governo aveva degli obblighi verso il Parlamento derivanti dal voto di fiducia, li ha rispettatti: si può non condividere nel merito ma sono diventati legge. E ce ne sono altri: PA., Buona scuola, cooperazione internazionale e i tanti provvedimenti legati al terzo settore".
Sono due le mozioni di sfiducia al governo Renzi: il primo documento è firmato dal Movimento 5 stelle, il secondo è sottoscritto invece da Fi, Lega Nord, Cor. Entrambi chiedono la sfiducia dell'esecutivo in relazione agli art.94 della costituzione e 161 del regolamento del Senato (quella del centrodestra lo impegna anche alle dimissioni). In merito ai lavori assembleari la discussione generale e le dichiarazioni di voto in relazione alle due mozioni saranno comuni, mentre al termine si procederà a due distinte votazioni con chiama nominale dei senatori. Sul merito del voto, al di là di ogni considerazione, "vale il dispositivo", cioè indipendentemente dai motivi si tratta di un voto a favore o contrario al governo.