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Politica
Speranza, dalla zona rossa alle scene mute: tutte le sue responsabilità

Successivamente ci fu una gestione bizzarra del lockdown visto che si tenne tre mesi la gente agli arresti domiciliari con pochissimi contagi. Il che avrebbe senso se si fossero usati i tre mesi per creare posti in terapia intensiva, cosa che non fu fatta. Ricordiamo scenette comiche di carabinieri che calcolavano il raggio del cerchio in funzione del Pi greco e della circonferenza per sapere se l’incauto cittadino avesse superato il raggio di 100 metri dall’abitazione, limite consentito dalla stringente normativa del governo. Oppure chi fu accusato da solerti militi per aver preso solo del vino da un supermercato e quindi denunciato perché non si trattava di beni di prima necessità.

Ma la vicenda clamorosa è stata quella del green pass che anche il governo Draghi ha mantenuto. La bomba arrivò dagli Usa quando Anthony Fauci - capo dei medici della Casa Bianca - disse che i vaccinati contagiavano esattamente come i non vaccinati. In Italia Speranza fece scena muta. Si trattava di una illogicità. Se tutti contagiano allo stesso modo perché solo i vaccinati potevano andare al lavoro? Lo disse a suo tempo solo Giorgia Meloni, ma la norma restò e resta anche attualmente per le strutture sanitarie. Un vero mistero.

E poi Speranza non ha mai fatto luce sui suoi rapporti con il pessimo capo dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, il maggiore responsabile mondiale della pandemia, che come ringraziamento ha avuto pure una sua riconferma come la ebbe Speranza nel secondo governo Conte. Si tratta dei noti effetti del mondo alla rovescia. Ne Speranza ha detto nulla sul mancato aggiornamento del piano anti-epidemico scoperto da Report, ne ha spiegato i 10 milioni di euro dati all’Oms che poi si dichiarava utile “foglia di fico governativa”.

E poi come mai la Sanità è ultima nei fondi del PNRR sebbene essi siano dovuti proprio alla pandemia? Dove stava Speranza quando si tagliava la torta? L’altra sera l’ex ministro però è incappato finalmente in un Michele Santoro che lo ha fatto nero facendogli le domande giuste e ficcanti a cui ha potuto rispondere un comico “ma io l’ho votata!”; al che Santoro rispondeva con un magnifico “E che me frega?”.


 

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