Politica

Centrodestra, Stefano Parisi scende in campo: ecco il mio progetto

Centrodestra, Parisi: Berlusconi fondatore. Voto no al referendum istituzionale


"Mi candido a dare una mano". Stefano Parisi non si sbilancia ma la decisione è presa: dopo la sconfitta di misura a Milano, al ballottaggio del 19 giugno contro Giuseppe Sala, il manager si propone in un ruolo di aggregatore del Centrodestra su scala nazionale. Non solo, per la prima volta si schiera sul referendum istituzionale: voterà no alla riforma di Renzi e della Boschi e suggerisce un percorso alternativo: modernizzare le istituzioni attraverso un’Assemblea costituente. 

Parisi spiega così la sua scelta in un'intervista a La Stampa: mi ha spinto "il desiderio di non disperdere l’esperienza fatta a Milano. È vero che non ho vinto, ma ho dimostrato che il nostro schieramento era portatore di una cultura di governo che merita di essere declinata a livello nazionale come linguaggio politico e piattaforma di contenuti". L'ex candidato sindaco frena sul suo ruolo di leader del Centrodestra e afferma: "Mon è questione di leadership. Voglio provare a rigenerare il Centrodestra con un programma politico liberale e popolare, alternativo al Centrosinistra e concorrente con i 5 Stelle". Poi i dettagli del progetto: "Convention programmatica a settembre, a Milano, in cui raccoglieremo idee e proposte". Chi parlerà? "I nomi li dirò più avanti, ma ci saranno persone che arrivano dall’università e dal mondo delle imprese, persone che come me vengono da esperienze diverse dalla politica, che abbiano dimostrato di 'saper fare'". Uno slogan caro all'ex Cavaliere... "Penso che Berlusconi guardi al mio progetto con interesse - spiega Parisi. Ma io intendevo dire che coinvolgerò figure competenti. La politica ha vissuto una breve fase giovanilista, in cui sembrava un merito non aver fatto niente. Io dico invece che servono persone fresche, cioè di non lunga carriera politica, ma che abbiano dimostrato di avere capacità".

Il rapporto con il premier Renzi. "Sono contro la rottamazione. A Milano penso di aver ottenuto un buon risultato perché una parte consistente della città ha riconosciuto il valore dell’esperienza e dell’affidabilità". Poi Parisi parla della coalizione visto che la sua candidatura aveva riunito Forza Italia e Ncd, Lega e Fratelli d’Italia. "Il mio messaggio è per tutti, anche oltre il perimetro che mi ha sostenuto. Parlo all’opinione pubblica moderata, che va risvegliata nell’interesse e nella partecipazione. Serve un rinnovamento, una rigenerazione: è quello che voglio ottenere".

Le proposte politiche. "Partiamo dall’immigrazione: basta con l’ipocrisia della sinistra che dice che l’unico tema è l’accoglienza. Io sono per guardare il problema in faccia e risolverlo. Quindi dico ok a riconoscere i diritti ai migranti, ma a patto che rispettino la legalità. Rigore e regole chiare". Sarà sufficiente per convincere Salvini? "Credo che la Lega rappresenti un malessere reale e chi sostiene che così fa del populismo di basso profilo è espressione di un’élite che non capisce le paure di parte dell’elettorato. Io voglio dare risposte a quelle paure", risponde Parisi. Tra gli altri temi della piattaforma programmatica c'è "l’Europa. Non basta dire che serve più Europa e poi chiedere maggiore flessibilità sui conti. Il rigore di Bruxelles sulla finanza pubblica è giusto, a essere sbagliata è la burocrazia europea che pervade l’economia, soffocandola. Ecco che cosa dobbiamo combattere. Fondamentale è poi riformare la pubblica amministrazione, può diventare un volano del Paese con una trasformazione digitale che è realizzabile e che il Paese richiede".

Parisi afferma di non aver parlato con Berlusconi o altri leader del Centrodestra per preparare la discesa in campo. "Ho ascoltato il disagio di molte persone, anche di Centrosinistra, ma non ho concordato la mia decisione con nessuno". Berlusconi avrà ancora un ruolo nel futuro della coalizione? L'ex candidato sindaco non ha dubbi: "Sì, è stato a lungo motore della parte più moderata dello schieramento, deve continuare ad esserlo, da fondatore" più che da padre nobile.

Parisi infine si schiera contro le riforme costituzionali di Renzi. "Voterò no, perché è figlio di un doppio errore. Primo, di metodo: Renzi ha sbagliato a porre se stesso al centro della votazione e a non essere determinato nella ricerca dell’accordo con l’opposizione sul futuro assetto del Paese. Il secondo errore è nel merito: la riforma è sbagliata. Potrei dilungarmi e farle molti esempi, ma in sintesi creerà confusione nella governance del Paese e si moltiplicheranno i conflitti tra amministrazioni. È falso dire che faciliterà il processo decisionale, sarà il contrario. E metterà una pietra tombale sul federalismo, che invece andrebbe sostenuto, a partire da quello fiscale, per dare fiato alle regioni più forti economicamente e consentire loro di trainare il resto del Paese". Ed ecco la soluzione alternativa di Parisi: "Qualunque sia l’esito del voto, il governo non deve cadere. Tutte le forze politiche dovrebbero approvare una legge costituzionale che sostituisca il Senato con un’Assemblea costituente. L’Assemblea sarà eletta con metodo proporzionale contemporaneamente alle elezioni politiche, lavorerà per 18 mesi e discuterà delle proposte di riforma - poche e semplici - portate dai partiti. Sarà un vero coinvolgimento degli italiani. Dobbiamo riformare lo Stato in un modo diverso con un accordo tra le parti politiche consapevoli".

E per concludere: "Se il referendum sarà bocciato, quale forza politica vorrà dimostrarsi così irresponsabile da non discutere come cambiare in altro modo l’Italia? Se invece verrà approvato, sono sicuro che lo sarà di misura e che Renzi dovrà riflettere sul fatto che quasi metà Paese avrà detto no a una riforma che, le assicuro, sarà davvero difficile da mettere in pratica. Converrà anche a lui evitare la confusione che nascerebbe".