Politica
Trasporti, due anni di scioperi: il nuovo contratto nazionale per placare la mobilitazione
Il 2024 record per gli scioperi del trasporto pubblico, il braccio di ferro con Salvini e le precettazioni. Ora la nuova mobilitazione nazionale e l’accordo sul contratto nazionale del TPL. Che potrebbe cambiare gli scenari

Trasporti, due anni di scioperi: il nuovo contratto nazionale per placare la mobilitazione
Il 21 marzo 2025 è stata l’ennesima giornata complicata per i pendolari italiani: lo sciopero nazionale di 24 ore del trasporto pubblico locale, proclamato da Cobas Lavoro Privato, Adl Cobas, Sgb e Cub Trasporti, ha messo a rischio bus, tram e metropolitane in molte città, da Milano a Roma, da Napoli a Torino. A nulla è valso il rinnovo del contratto collettivo nazionale firmato solo poche ore prima al Ministero dei Trasporti: i sindacati promotori dello sciopero non erano al tavolo.
Un’intesa che potrebbe chiudere un biennio di mobilitazioni
L’accordo raggiunto al Mit il 20 marzo segna però un punto di svolta. Dopo anni di attese e tensioni, è stato firmato il rinnovo del CCNL Autoferrotranvieri Internavigatori (Mobilità - TPL), con un aumento in busta paga fino a 240 euro a regime per oltre 110mila operatori del settore. L’intesa ha determinato la revoca dello sciopero previsto per il 1° aprile, ed è il primo segnale concreto di un possibile raffreddamento delle tensioni industriali nel settore. “Questo contratto – ha commentato il Mit – mette fine a un lungo periodo di incertezze, assicurando migliori condizioni per chi ogni giorno garantisce un servizio essenziale”.
2024, l’anno record degli scioperi nel trasporto pubblico: 51 mobilitazioni al mese
L’anno precedente era stato segnato da un’intensificazione senza precedenti delle proteste nei trasporti: secondo i dati del Garante, nel 2024 si sono registrati 1.603 scioperi proclamati, 981 revocati e 622 effettivamente realizzati, con una media di oltre 51 mobilitazioni al mese. In più occasioni il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini è intervenuto con precettazioni – come il 19-20 maggio, il 29 novembre e il 13 dicembre – talvolta sospese dal Tar.
La fase di maggiore tensione era stata inaugurata il 15 dicembre 2023, con il primo sciopero di 24 ore del trasporto pubblico locale senza fasce di garanzia da vent’anni. Una mossa che scatenò la reazione del Ministero dei Trasporti e del Garante degli Scioperi. Il ministro Matteo Salvini tentò di precettare lo sciopero, ma la precettazione venne annullata dal TAR del Lazio, che diede ragione ai sindacati.
Tpl, un inizio 2025 ancora carico di proteste
Il 2025 si era aperto all’insegna della continuità con l’anno precedente. Il solo mese di gennaio ha visto oltre dieci giornate di protesta, con scioperi nazionali e locali che hanno coinvolto metropolitane, autobus, tram e servizi ferroviari. Il 10 gennaio era stato il giorno più critico, con lo stop del personale RFI per 24 ore e di tutto il TPL per 4 ore. A seguire, si sono registrate agitazioni in Puglia, Piemonte, Sicilia e Lombardia, culminate nello sciopero plurisettoriale del 25-26 gennaio.
Anche a febbraio non è andata meglio: Torino ha aperto il mese con uno sciopero GTT il 2 febbraio, seguito da mobilitazioni a Palermo, Firenze, Milano, Catania, Messina e nel Trentino-Alto Adige. Il 5-6 febbraio si è tenuto anche lo sciopero regionale Trenord, mentre l’8 e il 9 febbraio il personale ferroviario di Piemonte, Valle d’Aosta e Sardegna ha incrociato le braccia.
Il mese di marzo ha confermato l’escalation. L’8 marzo, in coincidenza con lo sciopero generale, il comparto ferroviario si è fermato dalle 00:00 alle 21:00, con una manifestazione a Roma promossa da Orsa Ferrovie e Fast-Confsal, che contestavano la gestione del contratto e le restrizioni sul diritto di sciopero. La mobilitazione è proseguita il 19 marzo con un nuovo stop di otto ore e un sit-in davanti al Mit. Nel frattempo, altri scioperi hanno interessato Napoli (ANM e EAV), Palermo, Genova, Catania e Messina.
Le motivazioni delle proteste
Alla base delle mobilitazioni, negli ultimi due anni, si sono susseguite rivendicazioni trasversali: aumenti salariali per compensare il caro vita, riduzione dell’orario settimanale da 39 a 35 ore, migliori condizioni di sicurezza e investimenti nelle infrastrutture. Non sono mancati appelli a una maggiore trasparenza nei contratti e critiche al ruolo delle aziende del trasporto pubblico locale, spesso accusate di immobilismo.
Il nodo treni: vertenza ancora aperta
Parallelamente al TPL, anche il settore ferroviario ha vissuto momenti di forte tensione. Solo nel 2025 si contano mobilitazioni il 10, 12, 20 e 25 gennaio, seguite dallo sciopero Trenord del 5-6 febbraio e da numerose proteste territoriali. Il contratto dei ferrovieri è scaduto da oltre un anno e mezzo e resta tuttora senza soluzione. Alcuni sindacati, come Usb, hanno rinviato le proprie mobilitazioni in attesa di “condizioni politiche più favorevoli”.
Trasporti pubblici: una tregua possibile?
L’accordo sul CCNL del TPL rappresenta oggi l’unica concreta apertura dopo mesi di tensioni. Ma il fronte resta articolato: se il rinnovo contrattuale potrebbe pacificare parte del settore, resta aperta la vertenza del comparto ferroviario e una generale insoddisfazione che ha alimentato scioperi a cascata. Salvini, intanto, può registrare una vittoria parziale sul fronte delle trattative, ma resta sotto osservazione il bilanciamento tra diritto allo sciopero e diritto alla mobilità. Intanto, cittadini e pendolari aspettano un 2025 meno turbolento.