Trivelle, la Cgil contro il referendum: "Rischiamo posti di lavoro"
"In un mondo attraversato dall'ombra della guerra e con il rischio di un coinvolgimento fortissimo dell'Italia, sarebbe un errore strategico, fatale per il nostro paese vietare l'estrazione di idrocarburi". Il segretario nazionale dei chimici della Cgil, Emilio Miceli si schiera contro il referendum a un mese circa dalle votazioni indette da comitati locali e ambientalisti per porre un freno all'attività della ricerca di idrocarburi in Italia.
E ancora: "Ci saranno imprese che chiuderanno. Rischiamo di perdere migliaia di posti di lavoro". Con "emigrazione verso altri lidi di frotte di ingegneri e di complesse infrastrutture tecnologiche e logistiche che rischiamo di perdere, insieme a migliaia di posti di lavoro dell'indotto, nelle quali primeggiamo perché è un lavoro che sappiamo fare, una volta tanto tra i primi nel mondo".
Miceli ritiene che siamo ancora lontani "dal superamento dell'energia da fonte fossile. Noi speriamo che gli impegni presi a Parigi vengano rispettati, perché il mondo è malato e si stente l'urgenza di una inversione di rotta che ha bisogno di nuove tecnologie per avverarsi. Ma possiamo permetterci un disarmo unilaterale?"
Il segretario nazionale dei chimici della Cgil si domanda: "E' giusto affidare temi complessi come quello dei titoli concessori utili alle estrazioni di petrolio e di gas a uno strumento come il referendum? E' legittimodiffondere il dubbio che l'Italia sia un paese nel quale, oggi per la burocrazia e domani per il costo dell'estrazione, non convenga investire perché è un Paese a legislazione emotiva e quindi è bene guardare fuori dal perimetro nazionale?"