Umberto Bossi attacca Matteo Salvini da Torino
Umberto Bossi non riesce a rassegnarsi al suo declino politico
L’altro giorno a Torino, Umberto Bossi ha attaccato il reddito di cittadinanza, “E’ una forma di assistenzialismo, e l’alleanza della Lega con i Cinque Stelle, “Io non l’avrei mai fatta”. Umberto Bossi, il senatur, è stato il fondatore della Lega Nord, una icona del Movimento che sembrava essere una realtà insuperabile.
Ed invece, per un raro caso della storia, l’allievo ha superato il maestro e Matteo Salvini ha superato in popolarità e in consenso il padre nobile, peraltro caduto in disgrazia per vari guai giudiziari.
È un caso di studio interessante perché avviene appunto molto raramente, soprattutto in politica.
Perché il meccanismo vada ad effetto occorre però che si verifichino contemporaneamente varie condizioni: deve essere trascorso molto tempo, il leader fondatore deve aver avuto problemi, e deve essere cambiato drasticamente lo scenario politico.
Ed è proprio la terza condizione che risulta determinante per spiegare il fenomeno Salvini e il contemporaneo declino di Bossi.
Salvini ha preso un partito quasi scomparso al 3% e l’ha portato, nei sondaggi, sopra il 30% perché ha sostituito il Sud con L’Unione Europea, cioè ha capito nel 2014 che ormai c quello che interessava tutti gli italiani e non solo quelli del Nord, era il rapporto con una istituzione, l’Ue appunto, vista come tiranna nei confronti dell’Italia tutta.
Tornando al presente Bossi la sta prendendo male perché pur essendo Presidente onorario della Lega quando può sgancia calci da mulo sulle gengive salviniane che inducono a pensare ad una certa mancanza di serenità.
Bossi dovrebbe comprendere che una fase storica è finita e ne è iniziata una diversa, che l’indipendenza della Padania è stata sostituita dalla “indipendenza” dell’Italia, e che i “terroni” sono stati sostituiti dagli “europei” -
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