Politica

"Vi spiego chi è davvero Musk. Riarmo? L'Ue non ha un obiettivo. Meloni sia ponte con Trump (ma è dura)"

Vincenzo Sofo racconta il suo libro 'Tecnodestra'. Intervista

Di Alberto Maggi

"Mi pare di rivivere la stessa dinamica del 2016 quando, appena arrivato Trump alla Casa Bianca, l’Ue si è subito agitata in tutti i sensi per creare una distanza tra le due sponde dell’Atlantico. Peccato che fino a un secondo prima andasse a braccetto con Obama"


Vincenzo Sofo è un ex eurodeputato di Fratelli d’Italia con un passato nella Lega. Uno nato e cresciuto politicamente a destra e che durante tutto il suo percorso la destra l’ha raccontata, l’ha analizzata, l’ha provocata. In passato animando il think tank identitario ‘Il Talebano’, tra i protagonisti della stagione sovranista, oggi pubblicando il libro ‘Tecnodestra. L’Europa politica nell’era Musk’ (Paesi edizioni), dove spariglia ancora le carte lanciando nel dibattito politico temi e interrogativi nuovi. Con l’obiettivo di agitare le acque della destra non solo italiana ma anche europea, considerando il suo ruolo di ponte tra Italia e Francia, paesi dove vive poiché ha sposato l’eurodeputata Marion Maréchal, alleata di Fratelli d’Italia a Bruxelles e nipote di Marine Le Pen. Affaritaliani.it lo ha intervistato.

 

Qual è il senso di ‘Tecnodestra. L’Europa politica nell’era Musk’?
"È un libro che parte da una provocazione, il termine dispregiativo “tecnodestra” coniato dalla sinistra per denunciare il rapporto tra destre e big tech, per indagare le sfide politiche che l’Europa dovrà affrontare nei prossimi anni, a partire dalla gestione del progresso tecnologico e delle conseguenze etiche e sociali che si trascina dietro. Conseguenze che, contrariamente a quanto sostiene oggi la sinistra, non sono il frutto del rapporto tra big tech e destre perché prodotte da anni di agenda progressista che ne ha favorito il proliferare. Resta il fatto però che oggi tocca alle destre, sempre più forze di governo, gestirne l’impatto per evitare che le popolazioni, soprattutto le fasce più deboli, ne siano travolte. Parlo ad esempio del rapporto tra gli Stati nazionali e i colossi digitali, del contrasto sempre più acceso tra gli Stati nazionali e le metropoli globali, del difficile equilibrio da trovare tra sovranità nazionali e sovranità europea per non farci schiacciare nella competizione geopolitica. E delle conseguenze che la filosofia post-umanista che sta accompagnando il boom di fenomeni come l’intelligenza artificiale può avere sulla nostra società e sui valori che la fondano. Un problema, quest’ultimo, che impatta in primis sul mondo politico conservatore".

Elon Musk che persona è? Un visionario o una figura pericolosa per l’Europa?
"È un imprenditore che persegue, legittimamente, l’interesse delle sue imprese. Ma è anche la sintesi dei dilemmi che l’Europa si troverà ad affrontare. Se aziende come Starlink oggi hanno un dominio schiacciante nel loro settore è colpa dell’Europa che, a differenza di Stati Uniti o Cina, si è concentrata in questi anni a svolgere il ruolo di amministratore di condominio invece che di stratega, pianificatore e investitore. Avremmo avuto bisogno di un’Unione Europea che fosse moltiplicatore della potenza e delle capacità delle nazioni che ne fanno parte, ci siamo ritrovati un organizzatore che ha fatto da ulteriore ostacolo. Così ora, dopo aver favorito la deindustrializzazione del nostro continente e la fuga di know-how, ci troviamo dipendenti dall’estero per qualsiasi cosa. La novità che arriva dagli Usa è che Trump sta chiamando a rapporto il mondo industriale e tecnologico americano per allinearlo all’agenda geopolitica in vista della competizione con Pechino, dove l’allineamento tra colossi digitali cinesi e agenda governativa è realtà già da molti anni. Entrambe queste potenze possono farlo, e hanno ragione dal loro punto di vista a farlo, proprio perché hanno dei colossi industriali e tecnologici in casa, ed è questo che mette l’Europa in una situazione di debolezza estrema. Ora tutti sembrano svegliarsi di colpo annunciando grandi piani di rilancio europeo ma recuperare il divario sarà estremamente complicato. E la colpa è di chi ha ingolfato le istituzioni europee con inutili dibattiti sulle dimensioni delle arance o su come spiegare ai bambini tutto l’elenco di varianti sessuali previste dal decalogo Lgbtq+ invece di impiegare questo tempo a costruire un’Europa potenza geopolitica".


 


 

 

Giorgia Meloni potrà svolgere un ruolo di ponte tra Ue e Usa?
"È essenziale provare a svolgerlo perché la rottura oggi dei rapporti tra Ue e Usa sarebbe per noi drammatica, ci ritroveremmo da soli a dover affrontare in contemporanea Usa, Russia e Cina, senza essere minimamente preparati per farlo. Chi oggi cerca di alimentare, per motivi soprattutto ideologici, la frattura tra noi e Trump proprio mentre Usa e Russia hanno riavviato i rapporti gioca con il fuoco perché corriamo il rischio isolamento e di subire una ritorsione da entrambi. Ciò non vuol dire rinunciare a perseguire una nostra autonomia strategia che, anzi, ritengo fondamentale. Ma dopo che, per decenni, nulla è stato fatto in questo senso, è utopistico immaginare che possiamo riuscirci in pochi mesi e grazie agli stessi che per anni ne hanno ostacolato il percorso. Mi pare di rivivere la stessa dinamica del 2016 quando, appena arrivato Trump alla Casa Bianca, l’Ue si è subito agitata in tutti i sensi per creare una distanza tra le due sponde dell’Atlantico. Peccato che fino a un secondo prima andasse a braccetto con Obama e un secondo dopo sia tornata a braccetto con Biden. Ciò che mi preoccupa è che non ci vedo alcuna strategia geopolitica di fondo bensì solo molta schizofrenia ideologica".

Donald Trump uscirà dalla Nato?
"L’Europa malgrado tutto resta un continente importantissimo e strategico per le dinamiche mondiali, mi sembra complicato immaginare che gli Stati Uniti – fino a oggi molto attenti a farne sentire la presenza anche militarmente – decidano di mollarne la presa con il rischio che a metterci le mani siano altre potenze o comunque. Se pensiamo all’Artico, area geografica che diventerà sempre più cruciale nelle dinamiche geopolitiche future per motivi energetici, commerciali e militari, l’Europa può svolgere un ruolo determinante nella definizione degli equilibri dell’area, come dimostrano le mire di tutti sulla Groenlandia. Lo stesso vale nel Mediterraneo, dove passa ancora una parte importante del commercio mondiale e che è la porta per l’Africa, bacino demografico ed energetico immenso. La vera domanda è che ruolo vuole svolgere l’Europa, o meglio se ha intenzione o meno di svolgere il proprio ruolo. Ed è una domanda che si pongono gli stessi Usa, ovviamente dal punto di vista dei loro interessi. La verità è che l’Europa dovrebbe avere il coraggio di ribaltare il discorso e ricordare agli americani l’importanza enorme che l’Europa ha e può avere nello scacchiere mondiale, dunque l’intenzione di sedersi al tavolo della Nato da pari grado e non da subalterni. Visto che tutti amano parlare di Occidente, è bene ricordare a tutti che se l’Europa è esistita e può esistere anche senza Occidente, l’Occidente non può esistere senza Europa".

La Russia è davvero una minaccia per tutta l’Europa?
"La Russia persegue gli interessi russi, proprio come qualsiasi altra potenza geopolitica. E ci sono sempre più paesi che stanno manifestando l’intenzione di elevarsi da semplice Nazione a potenza geopolitica, a partire da Turchia e India. L’Europa è un continente che fa gola a tutti per i motivi che ho appena citato. Finché ci mostreremo al mondo deboli, ci sarà nel mondo chi sarà tentato da questa debolezza e vorrà provare a entrare, militarmente o economicamente o culturalmente, nel nostro continente. Siamo sicuri che la Russia sia l’unico problema?".

 


 

Il piano di riarmo di Von der Leyen funzionerà?
"Che l’Europa si riarmi è, piaccia o no, una necessità. Abbiamo vissuto per decenni nella convinzione che la guerra fosse solo una moda del passato e ci siamo svegliati di colpo scoprendo che non è così, che la guerra è un’eventualità sempre esistente nella Storia. La capacità di difendersi è dunque indispensabile ed è il presupposto della sovranità. Finché la deleghiamo ad altri, è evidente che non possiamo essere credibili se diciamo di voler essere autonomi, rispettati e considerati. Il problema è che le armi, così come l’esercito, sono un mezzo non un fine. E l’Ue lo scopo da raggiungere non lo ha mai avuto e continua a non averlo. La domanda fondamentale è: una volta che avremo armi ed esercito, per che cosa lo utilizzeremo? Per quale missione? Per quale politica estera? Per quali interessi? E, soprattutto, chi ne avrà il comando? La politica estera europea non esiste, ogni nazione ha i propri interessi geopolitici perché ha la propria storia, la propria natura, la propria geografia. E nulla è stato fatto in questi anni per trovare un’armonia tra queste differenze, pensando – fallendo – che bastasse cancellarle o far finta che non esistessero. Il riarmo europeo oggi deve dunque passare soprattutto dalle nazioni, che detengono la sovranità nella propria politica estera, e bisogna trovare nuove formule mai esplorate per sviluppare un’azione geopolitica coordinata. Ecco perché nel libro, più che di difesa europea comune, parlo di difesa europea distribuita".

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