Politica
Voto Salvini: Rousseau o della democrazia diretta
Rousseau ha suo progenitore: Liquid Feedback
Quello che si è celebrato ieri è stato un evento che a suo modo rimarrà nella storia.
Sì, perché ieri, per la prima volta, si sono messi in atto i principi delineati dalla Rivoluzione francese sulla democrazia diretta: un politico, il vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno, è stato “giudicato” da una giuria popolare composta da tutti coloro che avevano il diritto di farlo sulla piattaforma Rousseau.
Tentativi di utilizzare strumenti tecnologici per permettere di celebrare questo rito di democrazia diretta ce ne erano già stati.
Per esempio, la piattaforma Liquid Feedback (software gratuito, sotto licenza del MIT) aveva avuto una certa notorietà ai tempi della XVI legislatura e chi scrive l’aveva proposta ad Antonio Di Pietro (Italia dei Valori) proprio per permettere un vero voto democratico espressione diretta della volontà popolare.
Per chi ne vuole sapere di più qui ci sono tutti i riferimenti:
http://www.giuseppevatinno.it/wordpress/?p=578
http://www.italiadeivalori.it/wp-content/uploads/2013/04/images_politica_Mozione_Vatinno.pdf
Scrivevo allora (inizio 2013):
“Il programma libero liquid feedback (l.f.) è un software che permette l’implementazione pratica del concetto di “democrazia diretta” o “liquida” in quanto la sua principale caratteristica è quella di dare la possibilità a tutti i membri di un gruppo, organizzazione, partito politico di esprimere la propria opinione su una proposta –dopo una fase di dibattito temporalmente contingentata-, tramite il proprio voto, superando strutture gerarchiche e disparità informative (ed in questo venendo incontro a richieste ben espresse dall’attuale sensibilità dell’elettorato”.
Liquid Feedback, scritto nel linguaggio PL/pgSQL, fu messo a punto per la prima volta dal Partito pirata tedesco nel 2009 e fu utilizzato in Italia anche da alcune liste civiche legate al M5S, che ancora non esisteva in forma organizzata.
Ora Rousseau, che non a caso porta il nome del filosofo francese che teorizzò questa opportunità, ha permesso -come detto- un vero atto politico in cui un politico famoso e molto noto, che ha rilevanti ruoli istituzionali, è stato “giudicato”, questa volta innocente.
Si tratta di una rivoluzione mondiale in cui l’Italia fa da apripista.
La democrazia torna in mano a chi il mandato lo ha concesso molte volte a persone irresponsabili che se ne sono approfittate biecamente.
L’esperimento di ieri deve essere ripetuto e po’ costituire il nucleo di un nuovo modo di governare, senza intermediari che distorcono a loro vantaggio, la carica di cui sono depositari nella visione di Gianroberto Casaleggio.
Naturalmente, occorre individuare degli accorgimenti di tutela per la comunità che impediscano un uso distorto di strumenti così potenti, ma il principio è senza dubbio valido e, soprattutto, finalmente, corrispondente a quella che dovrebbe essere una vera democrazia.
La verità è che molti partiti sono semplicemente terrorizzati dalla democrazia diretta perché questo significherebbe per loro tornare al vero motivo per cui sono stati creati e cioè, come dice il nome greco, il “governo del popolo” e non è che la democrazia è bella solo quando viene gestita per altri interessi, bella lo deve essere sempre, altrimenti va rimessa in discussione la sua “bellezza” se invece se ne ha paura per le conseguenze e questo apre tutto un altro discorso.