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Prostatite e antibiotico resistenza: un aiuto dai probiotici
L'efficacia dei probiotici emerge da un recente studio coordinato da Tommaso Cai dell’ospedale regionale Santa Chiara di Trento
La prostatite sembra un problema poco diffuso ma in realtà si tratta di un presenza importante nella pratica clinica di tutti i giorni, basti considerare che circa il 13% delle visite urologiche ha come problematica un soggetto con sintomi che possono essere riferiti alla prostatite.
Si parla di prostatite quando ci sono dei sintomi che sono da riferire all'apparato urinario (disturbi a urinare o eccessiva frequenza), oppure disturbi riferiti all’apparato sessuale (calo del desiderio, calo dell'erezione o eiaculazione precoce).
Fondamentalmente le prostatiti vengono distinte in prostatiti abatteriche e prostatiti batteriche. Nonostante l’incidenza della prostatite batterica cronica sia relativamente bassa rispetto al totale dei casi, il suo impatto sulla qualità della vita può essere considerevole. Per questo motivo studi e ricerche mirano a nuove strategie per alleviarne la sintomatologia. Trattandosi di una problematica di origine batterica, la terapia indicata è quella degli antibiotici che solitamente vanno utilizzati per un certo periodo di tempo per eliminare il batterio che l’ha causata.
Ma, come ormai noto, un uso prolungato e ripetuto di antibiotici può creare un problema di antibiotico resistenza. Solitamente un paziente con prostatite cronica batterica manifesta da 2 a 4 episodi l'anno con conseguente terapia antibiotica per prostatite cronica batterica, da 2 a 4 settimane che moltiplicati per gli episodi di recidiva, vuol dire due, tre, quattro mesi di antibiotici in un anno. E da qui nasce l’idea di uno studio coordinato da Tommaso Cai dell’ospedale regionale Santa Chiara di Trento e di recente pubblicato sul World Journal of Urology che sembrerebbe confermare come un aiuto importante possa venire dal probiotico L. paracasei CNCM I-1572 (L. casei DG).
"Ci siamo chiesti perché non trattare un paziente, ovviamente con la terapia antibiotica per il fatto acuto, dandogli qualcosa che prevenga le recidive: proprio da qui è nata l'idea di utilizzare il lattobacillo Casei DG. "La scelta è andata su questo lattobacillo perché è uno dei probiotici che ha una letteratura estremamente corposa, cioè sappiamo che è in grado di immunomodulare, cioè regolare la risposta immunitaria dell'organismo soprattutto a livello intestinale e togliere l’infiammazione che c'è nell'intestino", ha sottolineato il professor Cai.
"Anche se in tempi di Covid sembra anacronistico parlare di resistenze batteriche, rendiamoci conto che in Italia siamo una delle maglie nere dei paesi europei per quanto riguarda l'antibiotico-resistenza dovuta al cattivo utilizzo degli antibiotici. Se non cambiamo rotta nel 2030 avremmo quasi 300 mila morti in Europa per batteri multi resistenti. E’ quindi - conclude Cai - un problema su cui riflettere, a tutti i livelli dalle istituzioni alla pratica clinica di tutti i giorni e perché no anche a livello del paziente. I pazienti, infatti, devono capire che gli antibiotici sono sì efficaci, però hanno effetti collaterali importanti e quindi vanno usati bene”.
Lo studio ha dato risultati interessanti: ottima aderenza alla terapia, numero di recidive drasticamente ridotto e riduzione del numero di antibiotici utilizzato. Se il paziente sta bene, se il paziente non ha sintomi sicuramente non andrà a utilizzare antibiotici”, aggiunge il Professor Cai.
“Bisogna però avere la consapevolezza” continua Cai, “che non tutti i probiotici sono uguali. Infatti, alcuni probiotici hanno una letteratura importante su cui contare, altri no. Quindi è bene affidarsi a evidenze scientifiche. Ormai l'intestino e il microbiota hanno un ruolo estremamente importante, basti pensare che il cibo è il veicolo maggiore di inquinanti che possiamo portare all'interno dell'organismo. Quindi attenzione se noi abbiamo un intestino con difese immunitarie chiare, con una popolazione batterica efficace avremo sicuramente difese importanti non solo per la prostatite ma anche per tante problematiche che oggi sono quelle che più portano le persone a una riduzione qualità di vita. Quindi il ruolo dell’intestino è fondamentale, se noi possiamo lavorare sull'intestino con probiotici che hanno un'evidenza scientifica rilevante allora abbiamo già fatto un buon passo avanti”.
STILI DI VITA E PREVENZIONE DELLA PROSTATITE: I CONSIGLI
I medici e gli urologi che in questo caso hanno più dimestichezza con la problematica devono attivarsi per quello che viene chiamato il counseling e suggerire gli stili di vita migliori da seguire. Come ad esempio una corretta e sana alimentazione. Si può partire proprio dalla dieta mediterranea, patrimonio mondiale dell'umanità, una sorta di terapia di prevenzione di tante patologie, comprese quelle urologiche. In seconda battuta va ricordata l'importanza dell'attività fisica, come pure il mantenimento di una vita sessuale sicura. Come ultima raccomandazione andrebbe evitato il fumo, che è correlato a patologie urologiche importanti come l'infertilità e l 'impotenza.